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Data la rigenerazione urbana in corso d’opera, viene in mente un intrigante quesito. Che fine farà “l’inchino” della pista ciclabile realizzata, sarà smantellato o mantenuto in essere? Una anomalia chiacchierata senza fine. Ricordiamo che da un po’ di anni a questa parte, ha preso il nome popolare di “inchino” quello strano tratto (20-30 metri?) di pista ciclabile che improvvisamente acquisisce due corsie poste oltre il viale verso il lungomare e non intersecate dall’aiuola. Insomma un breve tratto che non si mantiene in linea con la restante pista sia a sud che a nord di esso, creando assurdi rientri quasi a 90 gradi. Esso è situato a circa 100 m. più a sud della Farmacia Laviano. Sin dalla sua edificazione è stato oggetto di meraviglia e di interrogativi legittimi considerando le risposte chiarificatrici mai pervenute ufficialmente dall’attuale Amministrazione e le mezze risposte pervenute ufficiosamente da componenti dell’Opposizione. Questi ultimi, non risulta che ne abbiano mai fatto una interrogazione consigliare, intimiditi non si sa da quale motivo vi si celi dietro. Neanche in campagna elettorale ne hanno dimostrato interesse o disappunto. Perché evitano di parlarne? Mistero. Eppure, non può essere stata una defaillance dell’Ufficio Tecnico sfuggita al controllo della politica, perchè casualmente di fronte a tale artefatto abitano da una parte la Coordinatrice Provinciale del Movimento 5Stelle e dall’altra l’Assessore all’Urbanistica. Possibile che affacciandosi dalle rispettive finestre, i dirimpettai non abbiano mai notato quello che al ciclista appare come un autentico pugno allo stomaco? Si invitano i lettori a chiedere a loro volta, magari direttamente al Sindaco. E’ quasi certo che sarà smantellato come per scrollarsi di dosso una sorta di enigma che attrae troppo la curiosità di Cittadini che fiutano situazioni imbarazzanti, se non scandalose. Se così sarà, avverrà la triste ammissione di aver sprecato per l’ennesima volta soldi pubblici, edificando e demolendo, senza nemmeno darne una spiegazione di ripiego per la vergogna. Tanta è l’evidenza, che sconcerta. Se invece “l’inchino” non sarà smantellato, rimarrà a testimoniare un’opera evidentemente peggiorativa dal punto di vista viario e logistico, preda di interrogativi sempre più pressanti per passanti e ciclisti, che ivi rifletteranno con inquietanti conclusioni. Insomma qualsiasi rimedio appare peggio del male, un altro raglio amministrativo e non potranno neanche dire che è stata colpa della sfortuna, della burocrazia paradossale, del Covid…

Nino De Acetis