E il “terzo” gode. Potrebbe essere questo il “colpo a sorpresa” nella vicenda del palazzo dell’ex Arta (oggi Arpa), al centro di una complessa querelle amministrativa e progettuale. Come ha raccontato il nostro ADAMO (video a fondo pagina) proprio mentre l’Arpa, stanca delle lentezze e dei mancati atti ufficiali del Comune, sollecita risposte su tutta una serie di questioni, che vanno dalla compensazione del valore dei terreno al costo del nuovo progetto e dei relativi sondaggi sull’area di campo boario, ma intanto valuta la possibilità di tornare al progetto iniziale, e l’Usr, dal canto suo, sollecita ugualmente il Comune a dare risposte chiare e celeri, se davvero vuole liberare piazza Martiri Pennesi, arriva il colpo di scena: il palazzo potrebbe non appartenere affatto all’Agenzia regionale per la Protezione dell’ambiente.
Lo sostiene la Provincia di Teramo che, da una ricostruzione effettuata nell’archivio e dai riscontri catastali, ritiene che l’immobile sia interamente di proprietà della stessa Provincia. Nelle ultime ore, da via Milli è partita una nota indirizzata alla direzione dell’Arta con la quale si smentisce ufficialmente la titolarità dell’Agenzia sull’edificio. Secondo la ricostruzione provinciale, l’intero iter amministrativo che ha portato all’avvio delle procedure di ricostruzione e all’affidamento degli incarichi tecnici da parte della dirigenza Arta sarebbe dunque da rivedere. Il titolo di proprietà, quindi, non sarebbe “perfetto” e la questione dovrà essere chiarita nei prossimi giorni. Pur avendo sposato la disponibilità mostrata dal Comune di Teramo per una possibile delocalizzazione dell’edificio a Campo Boario, la Provincia ritiene adesso che tutto debba essere nuovamente discusso, compreso l’eventuale progetto. Il presidente Camillo D’Angelo ha ribadito più volte la volontà di procedere con la delocalizzazione e la riqualificazione dell’area per trasformarla in una piazza da restituire al centro storico della città, ma adesso lo scenario cambia e va riletto anche alla luce dei rapporti tesi, tra Provincia e Regione, dopo i casi della sala polifunzionale di via Comi, chiusa da due anni per l’immobilismo regionale, e della palestra Mazzini, per la quale la Provincia ha già predisposto progetto e fondi ma attende ancora un segno dalla Regione.

