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ALFREDOGROTTACon un suo post pubblicato su Facebook, da Alfredo Grotta, presidente dell’Ater e membro del Cda di Ruzzo Reti, entra nel vivo del dibattito aperto dal Sindaco D’Alberto, sulla possibilità di creare una società multiservizi unica, capace di gestire in modo integrato acqua e rifiuti.
Un tema che incrocia politica, governance e assetti industriali, ma che – come spesso accade in provincia – potrebbe risolversi anche in una questione di potere. Grotta, con un intervento lungo e argomentato, sceglie un tono istituzionale ma deciso: apertura al confronto, sì, ma con prudenza.
Dietro la riflessione c’è un messaggio preciso: Ruzzo Reti non può essere trattata come una società qualsiasi.
«È di proprietà di 36 Comuni, ha bilanci solidi, investimenti PNRR in corso, una governance stabile e una struttura tecnica riconosciuta. Il suo fatturato supera quello di Te.Am., Poliservice e Mote messi insieme - ricorda Grotta - è un’eccellenza, e ogni discussione sul futuro deve partire da qui: dai risultati, non dalle suggestioni». 
Un modo per ribadire che l’azienda idrica, spesso chiamata in causa come perno di possibili fusioni o aggregazioni, rappresenta oggi uno dei pochi poli industriali stabili del territorio teramano.
L’idea di una multiservizi, dunque, non è da scartare, ma, come osserva Grotta, «il punto non è unire tutto, ma capire come unire bene, senza disperdere ciò che funziona».
Dietro queste parole si legge un equilibrio delicato: la volontà di non chiudere la porta a un progetto di sistema, ma anche la preoccupazione che una fusione frettolosa possa indebolire un’esperienza consolidata.
«Ruzzo Reti deve essere un modello, non una preda«, scrive Grotta, segnando una linea di demarcazione netta rispetto a chi, nel dibattito politico, potrebbe guardare all’unificazione come a un’occasione di redistribuzione dei pesi e dei ruoli.
Nel finale, l’intervento si allarga alla dimensione territoriale: Grotta parla di una Teramo che negli ultimi anni ha perso centralità, mentre Pescara e L’Aquila hanno saputo costruire modelli di sviluppo e rappresentanza. Da qui l’appello a un “progetto che ci riporti al centro”, ma fondato su “visione, metodo e rispetto delle competenze”. È un richiamo che va oltre il tema tecnico dei servizi pubblici: un invito a ripensare la governance territoriale in chiave strategica, senza cedere alla tentazione delle scorciatoie o dei compromessi politici.
Perché, come chiude Grotta, «unire per crescere ha senso. Unire per controllare, no».