Viviamo in una società decisamente soggettivista, ma con soggetti deboli; fortemente individualista, ma con scarsa forza di affermazione individuale, una società egoista ma fatta da ego fragili. Siamo tutti consapevoli della crescente dose di indifferenza che pervade il mondo. Indifferenza soprattutto verso gli altri. E spesso, purtroppo, quando una persona fragile non trova ascolto, comprensione o sostegno, e anzi viene ignorata o sottovalutata, il rischio che possa compiere azioni dannose per sé stessa aumenta notevolmente. Per queste ragioni il bullismoè diventatoun problema sociale che colpisce molte persone in tutto il mondo, compresi i giovani in Italia. Negli ultimi anni, i dati statistici mostrano un aumento dei casi di bullismo nel paesee un abbassamento dell’età età media di chi lo subisce e di chi lo mette in atto. Nel marzo 2024 la rassegna sociale educativa “Abruzzo contro il bullismo”, ideata e promossa nell’ambito del Premio Borsellino, fu premiata come “la migliore rassegna nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo organizzata in Italia nel 2024” - LEGGI QUI - A deciderlo fu “MA BASTA!”, la più seguita startup sociale nazionale contro il bullismo che assegnò all’assessore regionale alle politiche sociali della Regione Abruzzo di quegli anni , l'avvocato Pietro Quaresimale, il ruolo di “ambassador” nazionale contro il bullismo “per aver portato avanti con costanza e coerenza delle azioni concrete contro il bullismo, in modo particolare con il progetto Abruzzo contro il bullismo e cyberbullismo, che sensibilizza migliaia di studenti abruzzesi sull’importanza dell’ascolto e dell’essere “social” un pò meno nel virtuale e un po’ più nella realtà, nei contatti reali e nei rapporti diretti con le altre persone”. Molti lo hanno dimenticato. Non tutti.
Oggi il Premio Borsellino – unica realtà associativa abruzzese ad avere un protocollo d’intesa con il Miur per azioni educative nel campo della legalità, contro il bullismo e la violenza di genere - incassa un altro risultato di pari importanza. Alle 14,30 unica delegazione di una realtà associativa abruzzese, sarà al parlamento per la giornata “Bullo non è bello” organizzata dal “parlamento internazionale della legalità”, e il 10 novembre sarà al Parlamento Europeo per l’incontro promosso dal Vice-Presidente del Parlamento Europeo, Dimitrios Papadimoulis che riunisce il mondo accademico e le organizzazioni che lavorano sul campo per affrontare e prevenire il bullismo.Sempre più spesso, sentiamo parlare di “bullismo”, di “atteggiamenti da bullo”, di “cyber-bullismo”, non solo riferiti ad adolescenti o a giovani ragazzi e ragazze che usano la violenza delle parole, dei gesti e delle azioni per affermare sé stessi, sentirsi importanti e sottomettere gli altri. Il quadro che si delinea è drammatico, ma c’è qualcosa che lo rende ancore più triste e deprimente: il silenzio e l’indifferenza che spesso i coetanei riservano ai loro compagni o amici, vittime di bullismo. Sembra che si sia abituati a queste “brutture” e non si pensi a come questi episodi tolgano, a chi li subisce, il piacere di vivere e stare in compagnia.Un’offesa, una aggressione fisica, una calunnia, possono essere percepiti come sentenze inappellabili e il lascito di Carolina Picchio: «Le parole fanno più male delle botte», continua a ricordarcelo.Nonostante tali Leggi, i dati che l’Istat in questi giorni ha divulgato, consegnano uno scenario ancora drammatico: Un giovane su cinque è vittima di bullismo.Gli episodi di bullismo, potremmo dire, sono permeati dalla mancanza di rispetto, empatia e gentilezza.Non è un caso se il Ministero dell’Istruzione quest’anno ha proposto tra le tracce della prima prova dell’esame di Stato quella relativa al testo di Riccardo Maccioni “Rispetto è la parola dell’anno Treccani. E serve per respirare”.A sorprendere è stata la percentuale degli studenti che hanno svolto tale traccia pari al 40,3% e questo a testimonianza della consapevolezza da parte dei giovani dell’importanza di restituire il giusto valore ad una parola dietro la quale si cela il bisogno di essere accettati. Le parole non sono mai neutre. Quando vengono scelte, conservate, amate, dimenticate, riflettono i valori in cui ci riconosciamo o che abbiamo scelto di abbandonare. I giovani studenti hanno chiaro che la sua mancanza è alla base della violenza esercitata quotidianamente nei confronti delle donne, delle minoranze, delle istituzioni, della natura e del mondo animale. La parola “rispetto” dovrebbe essere posta al centro di ogni progetto pedagogico, fin dalla prima infanzia, e poi diffondersi nelle relazioni tra le persone, in famiglia e nel lavoro, nel rapporto con le istituzioni civili e religiose.
Leo Nodari

