È durissima la presa di posizione del Sicet di Teramo dopo l’annuncio, da parte di un senatore della maggioranza di governo, della possibile istituzione di una nuova autorità amministrativa incaricata di gestire direttamente le procedure di sfratto, bypassando i tribunali ordinari.
“È di una gravità estrema – denuncia il responsabile provinciale Antonio Di Berardo – la prospettiva di un provvedimento che, con la scusa di velocizzare le esecuzioni, finirebbe per minare le garanzie fondamentali dei cittadini e trasformarsi in una ingiustizia sociale di proporzioni enormi”.
Secondo le anticipazioni, basterebbero due mensilità arretrate per attivare la procedura davanti alla nuova autorità, che potrebbe disporre l’esecuzione dello sfratto entro 30 giorni, prorogabili al massimo a 90.
Per il Sicet, una scelta di questo tipo “aggraverà drammaticamente il disagio abitativo”, già in forte aumento per effetto della progressiva cancellazione delle misure di welfare e del sostegno agli inquilini in difficoltà.
“Non si può criminalizzare la povertà – sottolinea Di Berardo –. Molti inquilini non pagano l’affitto non per scelta, ma per impossibilità. Parliamo di famiglie, lavoratori precari, anziani e disoccupati che non riescono più a sostenere il peso della vita quotidiana. Trasformare la loro fragilità in un motivo di espulsione rapida significa istituzionalizzare la discriminazione verso chi è povero.”
Il sindacato ricorda che il problema va affrontato con misure di sostegno e politiche abitative, non con provvedimenti punitivi: “Invece di riflettere sull’abbandono delle politiche per la casa, sulla riduzione dei fondi per l’edilizia popolare e sulla mancanza di strumenti di prevenzione degli sfratti – aggiunge Di Berardo – si sceglie la via più dura e disumana”.
A Teramo e in tutta la provincia, centinaia di famiglie rischiano di essere travolte: anziani soli, disabili, nuclei con minori che già oggi faticano a sostenere l’aumento dei canoni e del costo della vita.
Il Sicet chiede quindi alle autorità regionali e nazionali di intervenire “per fermare questa deriva e aprire un confronto serio con enti locali, sindacati e associazioni del territorio, allo scopo di individuare soluzioni equilibrate e rispettose della dignità umana”.
“La casa – conclude Di Berardo – non può essere ridotta a una merce: è un diritto costituzionale e un pilastro della convivenza civile.”

