“Mi date una mano a far salire i miei bimbi sullo scuolabus per l’asilo? Il Comune si rifiuta di farli salire perché soffrono di epilessia e dopo quattro anni ancora non si organizza per garantire il servizio.” Parole che fanno male, quelle di un papà di Castellalto, affidate a un post su Facebook ma cariche di tutta la stanchezza, la rabbia e la delusione di chi da anni chiede solo un diritto elementare: l’assistenza per i propri figli sullo scuolabus. Due bambini che ogni giorno affrontano la loro fragilità con coraggio, ma che da quattro anni viaggiano senza il supporto che la legge – e il buon senso – dovrebbero garantire. Bambini che non chiedono privilegi, ma solo di essere trattati come tutti gli altri. E allora la domanda sorge spontanea: dove sono le istituzioni?
Cosa risponde il Comune? Cosa dice il sindaco? E l’assessore al sociale, Sara Picone, ha ascoltato questo papà? Non bastano le foto sorridenti e i post celebrativi sui social: lì, tra le tante immagini, ci sono anche richieste di aiuto vere, urgenti, umane.
Come si può lasciare un bambino senza assistenza, sapendo che ne ha bisogno? Forse quei bambini non hanno lo stesso diritto degli altri di viaggiare in sicurezza sul servizio pubblico? In un tempo in cui si parla tanto di inclusione e solidarietà, questa storia ci riporta alla realtà: senza gesti concreti, le parole restano vuote. E il papà di Castellalto continua ad aspettare, insieme ai suoi figli, che qualcuno si ricordi che il sociale non è un optional, ma il cuore di una comunità.

