
Da mesi, il mercato del sabato a Teramo si muove in spazi compressi, tra cantieri e deviazioni. Le bancarelle si sono adattate, i commercianti hanno stretto i tempi, i clienti si sono abituati a percorsi tortuosi e a qualche disagio. È una fase transitoria, certo — ma quando i lavori finiranno, servirà più di una semplice “ricollocazione”: servirà una nuova idea di mercato. Il Comune, che sta già ragionando sul futuro assetto, incaricherà un tecnico che avrà davanti a sé una sfida non banale: restituire al mercato la sua vitalità tradizionale, ma al tempo stesso integrarlo meglio con la città e con il suo tessuto commerciale.
L’obiettivo è duplice — liberare le vetrine dei negozi, oggi spesso oscurate dai banchi, e favorire un flusso di clienti più equilibrato tra ambulanti e attività fisse. In altre parole: far convivere mercato e commercio, senza che l’uno soffochi l’altro. Non si tratta di “ridurre” il mercato, ma di ripensarlo.
Il sabato teramano è una parte viva dell’identità cittadina, un rito collettivo che va oltre la spesa settimanale. Toccarlo richiede sensibilità, ascolto, equilibrio.
Ma ignorare la necessità di riorganizzarlo sarebbe un errore altrettanto grave: perché il centro che cambia — con nuove piazze, nuovi spazi e nuove abitudini — ha bisogno di un mercato capace di respirare insieme alla città. Il mercato del futuro, insomma, dovrà essere più aperto, più accessibile e più integrato. Senza perdere la sua anima, ma guadagnando un nuovo ordine urbano.

