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Una nuova incursione dell’orsa Barbara, stavolta accompagnata dal suo cucciolo, ha riaperto il dibattito sulla gestione dei danni da fauna selvatica al di fuori delle zone protette. A sollevare la questione è la popolazione di Pettorano sul Gizio, nell’Aquilano, che denuncia una grave confusione amministrativa sulle competenze in tema di risarcimento. «L’orso fa l’orso e non conosce la proprietà privata – afferma un’ex sindacalista proprietario di un frutteto – ma è assurdo che, dopo dieci anni dalla legge regionale, non si sappia ancora chi debba intervenire per accertare e liquidare i danni». Nel contesto dell’agricoltura nelle aree protette abruzzesi, infatti, gli episodi di danni da fauna selvatica alle attività agricole risultano frequenti, generando una numerosissima serie di controversie sulla responsabilità e sul riconoscimento dell’indennizzo. Benché esistano disciplinari che definisce le modalità di indennizzo per i danni provocati dalla fauna selvatica alle colture agricole, al patrimonio zootecnico e alle strutture connesse all’attività agricola e di allevamento, nei fatti poi quell’indennizzo non si comprende se lo debba pagare l’area protetta o la Regione, che dal canto suo stabilisce che i contributi per danni da fauna selvatica alle produzioni agricole, forestali e al patrimonio zootecnico riguardano danni di importo non inferiore a 250 €, ma nel Bilancio 2025 i fondi destinati al risarcimento dei danni da fauna selvatica sono stati ridotti del 60%, passando a circa 180.000 € disponibili dopo il taglio di oltre 260.000 €.