Il rigetto dell’ultimo ricorso sul dissequestro del Dèlfico di Teramo segna un punto di non ritorno. Dopo mesi di attese, rinvii, contenziosi e battaglie procedurali, oggi il quadro appare più chiaro che mai: non esistono più alternative credibili o percorribili. L’unica strada rimasta è quella dei lavori. Il pronunciamento, arrivato in un clima già appesantito da mesi di discussioni, chiude definitivamente la porta a ulteriori tentativi di bloccare l’intervento. Da tempo, infatti, il liceo si trova in una condizione di sospensione, con un finanziamenti disponibili ma senza un cantiere effettivo. Una situazione che ha penalizzato oltre mille persone tra studenti e popolo della scuola.
«Noi abbiamo fatto tutto il possibile - dice il presidente D'Angelo - adesso dobbiamo solo puntare ai lavori, il progetto è pronto, dobbiamo solo validarlo e procedere»
Ora, però, la fase delle contestazioni sembra essersi consumata. Si deve dare corso all’intervento. Qualsiasi ulteriore ritardo non sarebbe solo ingiustificato, ma rischierebbe di mettere a repentaglio i finanziamenti stessi, con tutte le conseguenze del caso: definanziamenti, ricorsi incrociati, un ulteriore prolungamento dell’inagibilità e un danno culturale difficilmente quantificabile. Il rigetto funge dunque da spartiacque. Da un lato, chi avrebbe preferito una soluzione diversa, meno invasiva, magari una riapertura parziale durante i lavori, dall'altra la Procura, che ha opposto di nuovo un no. Il Dèlfico rappresenta un pezzo fondamentale dell’identità teramana. Tutelarlo significa restituirlo alla sua funzione primaria: essere un luogo vivo di conoscenza, ricerca e memoria. Dopo il rigetto, non ci sono più alibi. È il momento di iniziare i lavori.

