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È accusata di aver sottoposto una giovane dipendente a condizioni lavorative durissime, tali da essere considerate vera e propria schiavitù. Secondo le indagini, la barista 44enne di Chieti avrebbe costretto la giovane a lavorare fino a 18 ore al giorno, in alcuni casi per l’intera giornata, senza riposi e dormendo all’interno del locale, sorvegliata da una telecamera. Per questo, la titolare è finita in carcere, avendo una serie di condanne precedenti: era già stata condannata a un anno e tre mesi per sostituzione di persona e falsa dichiarazione ai Monopoli, pene sospese grazie all’affidamento in prova ai servizi sociali. Il Tribunale di Sorveglianza dell’Aquila ha revocato alla donna l’affidamento, proprio a causa del nuovo reato e ha deciso l’immediata esecuzione della condanna. Va però sottolineato che, durante una diretta tv del pomeriggio Rai, la 44enne ha sostenuto di aver solo offerto aiuto a una ragazza “senza nessuno” e la stessa dipendente, schiavizzata, intervistata, ha confermato la versione della donna, definendo ingiuste le accuse.