
Una pioggia che non si vede, ma che racconta le profondità dell’universo. È quella che il professor Angelo Mimino Ciccarelli ha intercettato sulla vetta del Gran Sasso, a 2.912 metri di quota, durante una missione scientifica che definire straordinaria non è esagerato.
Il docente descrive l’esperienza come una vera e propria “Pioggia di Muoni”: una cascata di particelle secondarie generate dai raggi cosmici che, provenienti da lontanissime regioni dello spazio, colpiscono l’atmosfera terrestre dando vita a sciami invisibili di protoni, nuclei di elio e, appunto, muoni. È la testimonianza diretta dell’energia che attraversa costantemente il nostro pianeta, e che quel giorno ha attraversato anche lui.
Secondo Ciccarelli, quella ottenuta potrebbe essere la prima misura nella storia del flusso di muoni dalla cima del Gran Sasso. A registrare il fenomeno è stata una Cosmic Box del CREF, strumento del progetto EEE – Extreme Energy Events, concesso in uso all’IIS D’Aosta de L’Aquila, dove il professore insegna e contribuisce allo sviluppo delle attività scientifiche con i suoi studenti.
Rientrato a valle “sano e salvo”, come racconta con ironia, Ciccarelli ha colto l’occasione per ringraziare chi rende possibile questo tipo di imprese: la professoressa Maria Alfonsetti, definita “anima e cuore” dei progetti EEE nell’istituto, e la professoressa Barbara Grassi. “Insieme siamo una bella squadra”, sottolinea. La misura non è solo un piccolo tassello nella ricerca sui raggi cosmici: è anche un esempio di scienza viva, che esce dai laboratori e arriva tra i docenti e gli studenti, stimolando curiosita e partecipazione. Una pioggia invisibile che, grazie a questo esperimento, diventa un racconto concreto di esplorazione e conoscenza.

