C’è qualcosa di nuovo, in città. Di diverso, a Teramo. Lo si è intuito subito, ieri, sin dai primi minuti della prima serata dell’OOO Fest, quando la sala si è riempita di un pubblico poco familiare agli appuntamenti tradizionali della città: volti giovani, studenti, curiosi, creativi, freelance, persone attratte non dalla ritualità degli eventi, ma da un’energia nuova. In un’atmosfera di attenzione viva, è stato subito evidente come l’OOO Fest non sia solo un festival: è un cambio di ritmo. Sul palco, la stessa freschezza. Davide Marra ha parlato di podcast come si parla di una rivoluzione gentile, fatta di voce, intimità e ricerca rigorosa. Rispondendo alle sollecitazioni di Dellimellow, ha raccontato della sua carriera (e della sua vita) e, mentre la sala ascoltava in un silenzio teso e partecipe, si capiva che quell’esperienza – quel modo di raccontare – è già una parte del futuro del giornalismo. Poi Cecilia Sala, con la sua lucidità e la sua capacità di trascinare il pubblico dentro i confini mobili del mondo contemporaneo. Raccontare la realtà, oggi, significa saper stare in equilibrio tra velocità e responsabilità, tra tecnologia e fiuto umano. Parlando con Alfonso Topitti del suo libro “I figli dell’odio”, ha affidato alla platea la sua testimonianza professionale, dimostrare come il mestiere di reporter non sia affatto un ruolo del passato, ma una delle chiavi per leggere ciò che accadrà. E intanto, dietro le parole, c’era la città. 

Una Teramo che per una sera sembrava più grande, più aperta, più curiosa. L’OOO Fest ha mostrato che esiste una comunità – forse rimasta finora silenziosa – desiderosa di confrontarsi con le trasformazioni del lavoro, dei media, delle competenze. Una platea che non assiste: partecipa, riflette, si lascia ispirare. In quello stesso tendone, che abbiamo criticato quando si è fatto teatro del Di Venanzo, Plug non ha solo organizzato un evento di qualità, ma ha creato un punto di incontro fra esperienze, generazioni e sguardi diversi, portando Teramo in un dialogo più ampio, nazionale, contemporaneo. Oggi l’OOO Fest prosegue alle 11 in Piazza Martiri della Libertà con “Fare i conti con la realtà”, l’incontro con Mariasole Lisciandro, che accompagnerà il pubblico in un viaggio dentro l’economia quotidiana: non teorie astratte, ma le scelte di tutti i giorni, i conti che facciamo – e che a volte ci fanno – mentre cerchiamo di orientarci tra lavoro, incertezze e futuro. Alle 16,30 sempre in piazza, Alessandro Sahebi porterà un cambio di prospettiva con “Il merito, il successo e altri miti bugiardi”: un invito a smettere di colpevolizzare gli individui e a guardare piuttosto ai meccanismi di un sistema che spesso detta regole opache. La giornata prosegue poi alle 18:00 con un appuntamento che sposta lo sguardo sulla scuola e sul ruolo decisivo della conoscenza: Matteo Saudino sarà protagonista di “Insegnare, trasformare, resistere”: un incontro pensato per chi sente che l’educazione non è solo una professione ma un gesto civile, un modo per tenere accesa la curiosità individuale e, insieme, difendere una libertà collettiva che passa dalle aule, dalle domande, dalle persone che scelgono di non smettere di imparare. In serata, alle 23:00, il festival si sposterà al Garage 7/9 per il dj set di Whitemary, un momento liberatorio che incarna perfettamente lo spirito “Out Of Office” dell’iniziativa: ballare per capirsi, per ritrovarsi, per ricordare che anche il ritmo è una forma di pensiero.

