×

Avviso

Non ci sono cétégorie

CITTADELLASui lavori per la realizzazione della Cittadella della Cultura negli spazi dell’ex manicomio di Teramo non può bastare la politica del “meglio poco che niente”. A dirlo è l’onorevole Luciano D’Alfonso, che richiama l’attenzione sulla necessità di restituire alla comunità l’intera dotazione prevista dal Masterplan del 2016: 35 milioni di euro, frutto di un accordo tra la giunta regionale da lui presieduta e il governo nazionale, che aveva individuato l’Università di Teramo come soggetto attuatore.

Un quadro che, secondo D’Alfonso, si è bruscamente incrinato nel 2019, quando il centrodestra alla guida della Regione decise di bloccare il progetto e azzerare il fondo, dirottando le risorse sull’emergenza Covid. Una scelta che, denuncia l’ex presidente, avrebbe compromesso l’intervento originario, lasciando in sospeso una visione di rilancio culturale che avrebbe potuto riqualificare l’intero complesso.

SOLO 20 MILIONI RIPRISTINATI: “NE MANCANO 15 ALL’APPELLO”

A febbraio 2025, con la firma dell’accordo sui Fondi di Sviluppo e Coesione, la Regione ha ripristinato soltanto 20 milioni di euro, una parte della somma originaria. Ieri, durante la conferenza stampa relativa all’affidamento dei primi lavori, lo hanno ammesso pubblicamente anche il rettore  Corsi e lo stesso governatore Marco Marsilio: mancano ancora 15 milioni. Un’ammissione giunta tra toni festosi, brindisi e sorrisi, che non ha però dissipato i dubbi sulla reale portata dell’intervento.

Per D’Alfonso, infatti, questo significa che l’appalto sarà “monco” e il progetto inevitabilmente parziale, destinato a lasciare irrisolto ciò che nel 2016 era stato concepito come un recupero complessivo e organico.

SOLO UN TERZO DEL COMPLESSO SARÀ RECUPERATO

Con i fondi a disposizione oggi, i lavori copriranno la ristrutturazione di 4 edifici su tutto il complesso, pari a 8.094 metri quadrati sui 21mila totali: appena un terzo dell’ex manicomio. I restanti 12.906 metri quadrati resteranno nell’abbandono e nel degrado, “un cantiere a metà” – denuncia D’Alfonso – incapace di garantire una destinazione dignitosa per facoltà, docenti e soprattutto studenti.

Eppure, nonostante questa evidente incompletezza, la giornata di ieri è stata presentata come un successo, “una controfigura dell’obiettivo raggiunto nel 2016”, accompagnata dalla promessa, definita “marinaresca”, che prima o poi si troveranno le risorse mancanti. Ma 15 milioni di euro non sono spiccioli.

LE DOMANDE AL GOVERNATORE MARSILIO

D’Alfonso rinnova quindi il suo invito a un confronto pubblico con il presidente Marsilio e anticipa una serie di domande che, a suo dire, il governatore dovrebbe prepararsi a chiarire:

  1. Perché continua a negare l’evidenza, ovvero che i fondi attuali non sono sufficienti?

  2. Perché non ha protestato con il governo per l’incompletezza delle risorse assegnate?

  3. Perché, dopo la distrazione dei 35 milioni originari, non ha preteso il reintegro dell’intera somma?

  4. Dove pensa di reperire i 15 milioni mancanti?

  5. Quali opere resteranno escluse da questa fase di realizzazione?

  6. Come sarà possibile conciliare la convivenza tra edifici ristrutturati e altri, quasi 13mila mq, che rimarranno in stato di degrado?

  7. Infine, perché rifiuta un confronto pubblico sul tema?

Domande che l’ex presidente affida alla stampa e alla cittadinanza, convinto che la trasformazione dell’ex manicomio in una moderna cittadella culturale meriti ben più che un intervento parziale o un semplice “contentino”.