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I medici di medicina penitenziaria convenzionati della Regione Abruzzo denunciano una situazione ormai insostenibile, aggravata dall’orientamento espresso dalle parti pubbliche durante la trattativa per l’Accordo Integrativo Regionale. Nonostante quanto previsto dall’Accordo Collettivo Nazionale, si continua a rifiutare l’integrazione delle sezioni dedicate alla medicina penitenziaria, negando diritti, tutele e riconoscimenti indispensabili per garantire un servizio sanitario adeguato all’interno degli istituti di pena.
 
Negli istituti penitenziari abruzzesi si gestiscono quotidianamente emergenze complesse, episodi di autolesionismo, pazienti psichiatrici, persone con dipendenze e condizioni di fragilità estrema. Tutto questo senza ferie riconosciute, senza malattia, senza indennità di rischio, senza remunerazione dei festivi e senza un sistema di reperibilità adeguato. Un quadro privo delle garanzie minime previste in qualunque altro ambito del SSN.
 
A peggiorare ulteriormente il contesto, la medicina penitenziaria abruzzese si trova oggi davanti a una crescita obbligata delle esigenze: è stato recentemente aperto il nuovo istituto penale per minorenni dell’Aquila, che richiede personale dedicato e risorse proporzionate; a Sulmona, a Pescara, a Teramo la popolazione detenuta è oltre la soglia critica di sovraffollamento. Le carceri abruzzesi stanno aumentando per numeri, complessità e domanda assistenziale. Di fronte a questi dati, la prospettiva di tagliare fondi e ridurre tutele è incomprensibile.
 
In questo scenario già critico l’ipotesi di una riduzione dello stipendio di circa un terzo rappresenta un colpo gravissimo, una prospettiva che molti colleghi giudicano non più sostenibile e che sta portando la quasi totalità dei professionisti con incarico a valutare concretamente le dimissioni dall’incarico. Con le condizioni attuali, e ancor più con una riduzione economica di questa portata, diventerà impossibile mantenere presidi sanitari sicuri e funzionali, in modo continuativo nelle carceri.
 
La medicina penitenziaria è un servizio pubblico essenziale, non un settore marginale da comprimere. Senza un intervento immediato della Regione Abruzzo e senza un integrativo regionale che riconosca e migliori quanto previsto dall’ACN, il rischio concreto è il collasso dell’assistenza sanitaria nelle carceri, con conseguenze dirette sulla salute delle persone detenute e sulla sicurezza di tutto il personale penitenziario.
 
Chiediamo alla Regione e alle ASL di rivedere con urgenza le proprie posizioni, riconoscere ciò che è dovuto e garantire condizioni di lavoro dignitose, eque e conformi all’ACN. Senza questo passo, sarà impossibile chiedere ai medici di continuare a sostenere un carico di responsabilità tanto elevato in un quadro contrattuale tanto fragile.
 
I Medici di Medicina Penitenziaria Convenzionati Abruzzesi