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turista-polacco-disperso-jpg.webpSono trascorsi venti giorni dalla scomparsa di Karol Brozek, il 44enne polacco disperso sul Gran Sasso dal 19 novembre. Le operazioni di ricerca, coordinate dalla Prefettura dell’Aquila, continuano senza sosta e vedono impegnati il Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo (Cnsas), il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (Sagf) e i Vigili del Fuoco dell’Aquila (Vvf), nonostante alcune interruzioni dovute al maltempo tra il 20 e il 24 novembre.

L’ultima immagine utile risale alle 8.15 del 19 novembre, quando la videocamera dell’Osservatorio di Campo Imperatore ha registrato Brozek mentre usciva dal camper insieme ai suoi cani, Kraken e Pirat. Da quel momento si sono perse le sue tracce.

Le squadre stanno concentrando gli sforzi nell’area del Corno Grande, vetta più alta dell’Appennino (2.912 metri), dove nel weekend sono stati impiegati l’elicottero regionale del 118 e unità altamente specializzate del Cnsas. In quota sono state installate corde fisse fino a 350 metri, dalla cima verso la Schiena d’Asino lungo la Direttissima e nel canale Moriggia-Acitelli, zone estremamente impervie e potenzialmente interessate da distacchi.

Nell’area sono stati utilizzati anche sistemi Recco e sonde da valanga, soprattutto nelle zone in cui l’orologio Garmin di Brozek ha trasmesso gli ultimi segnali, tra i 2.700 e i 2.800 metri, dove sono presenti accumuli di neve superiori ai tre metri e il rischio valanghe è aumentato per il recente rialzo termico. La riapertura della funivia Fonte Cerreto–Campo Imperatore ha inoltre permesso l’impiego di droni nelle ricognizioni dall’alto.

Accanto alle strutture italiane è presente anche Renata Sarzewicz, militare di origini polacche e amica della famiglia, giunta sul posto per sostenere le ricerche e mantenere il contatto con i parenti e le autorità. La donna ha espresso gratitudine “per la competenza e la disponibilità dimostrate dal personale impegnato nelle operazioni” e “per l’impegno costante dei tecnici e dei volontari sulle pendici del Gran Sasso”.

Le indagini, inizialmente seguite dal Commissariato dell’Aquila, sono ora passate ai carabinieri di Assergi, mentre sul massiccio continua una mobilitazione che, nonostante le difficoltà ambientali, non si è mai arrestata.