
Nel cuore dell’inchiesta sulla rete della dialisi romana, la figura del primario Roberto Palumbo emerge come snodo essenziale tra pubblico e privato. Ufficialmente alla guida della Nefrologia del Sant’Eugenio, con circa 7mila euro di stipendio e un totale dichiarato di 10mila euro mensili, per gli inquirenti nel 2025 avrebbe in realtà superato i 22mila euro al mese. Davanti al pm. Palumbo ammette 10mila euro ricevuti solo da Dialeur, la clinica creata dall’imprenditore Maurizio Terra, abruzzese, che negli anni si era proposto come perno per colmare la crescente richiesta di dialisi nella Asl. Terra, oggi ai domiciliari, avrebbe distribuito utili al primario «due o tre volte», mentre il dominus del Rome American Hospital, Giovanni Lombardi, avrebbe contribuito con pagamenti informali e perfino con parte dei soldi usati per la cucina della casa di famiglia. A rendere il quadro più cupo è la posizione della compagna del primario, Germana Sfara: assunta in strutture convenzionate e remunerata anche da Dialeur per prestazioni che, secondo gli inquirenti, non venivano svolte. Lei stessa, in una conversazione captata, esprime imbarazzo per stipendi percepiti “senza lavorare”. Intanto Terra (come riferisce il Messaggero), nelle sue ammissioni, conferma il sistema: pagamenti “abbinati”, parte in fattura e parte in contanti su richiesta del primario, con il nero che garantiva al medico il 100% del compenso. Una pressione crescente, racconta l’imprenditore abruzzese, che negli anni avrebbe portato Palumbo a inserirsi sempre più nella gestione delle società, rendendolo impossibile da contrastare: «Non avevamo alcun interesse a farlo diventare un nemico».

