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L’articolo firmato da Antonio D’Amore, condirettore di Certastampa.it, pubblicato ieri su il Fatto Quotidiano con una pagina intera e richiamo in prima, ha innescato un’ondata di reazioni in tutta Italia. Un caso mediatico nato da un’esperienza personale, diventato nel giro di poche ore un tema nazionale. L’articolo, dal titolo provocatorio “L’odissea in volo di un ciccione: ingombra l’uscita”, racconta l’episodio vissuto dal giornalista a bordo di un volo ITA da Il Cairo a Fiumicino: lo spostamento forzato da un posto vicino all’uscita di emergenza perché giudicato “ingombrante” a causa del sovrappeso. Un racconto in prima persona, diretto, duro, che denuncia non solo una procedura di sicurezza applicata in modo discutibile, ma soprattutto i modi, definiti dall’autore come umilianti e privi di discrezione. La pubblicazione ha avuto un effetto immediato. Centinaia di messaggi, telefonate e mail: testimonianze di solidarietà, racconti simili, ma anche prese di posizione critiche. Sui social network il tema è esploso, rimbalzando tra commenti, condivisioni e dibattiti accesi sul confine tra sicurezza, dignità della persona e body shaming. In molti parlano apertamente di discriminazione, altri invitano a distinguere tra regole tecniche e sensibilità umana. Quel che è certo è che il pezzo di D’Amore ha colpito un nervo scoperto, trasformando una vicenda individuale in una riflessione collettiva su inclusione, rispetto e linguaggio. L’eco del caso ha superato rapidamente i confini della carta stampata. Una tv nazionale ha manifestato il proprio interesse e nelle prossime ore una troupe arriverà a Teramo per intervistare l’autore, approfondendo una storia che continua a far discutere.Da un volo di linea a una questione nazionale: il racconto di Antonio D’Amore dimostra, ancora una volta, come il giornalismo, quando tocca la vita reale e le fragilità delle persone, possa diventare detonatore di coscienza collettiva.