Nel terzo millennio la drammatica e crescente frequenza dei femminicidi ha riportato al centro del dibattito pubblico una piaga antica: la violenza maschile contro le donne, declinata in tutte le sue forme. Una violenza che non nasce dal nulla, ma affonda le radici in una cultura patriarcale millenaria, fondata sul possesso del corpo femminile e legittimata, nei secoli, dai retaggi dell’amore romantico come relazione di dominio. Una cultura che abita le nostre case e che spesso ha il volto di fratelli, padri, amici, mariti, fidanzati.
Di questo sono consapevoli quegli uomini che, insieme alle donne, hanno scelto di impegnarsi nella decostruzione del potere e dei privilegi del maschile dominante. In Italia e in molte altre parti del mondo, uomini e donne prendono parola per avviare una rivoluzione culturale fondata sul rispetto reciproco e sul riconoscimento delle differenze. È per questo che appare sempre più urgente una presa di parola quotidiana e continua degli uomini che ricoprono ruoli pubblici nella politica, nella cultura, nell’arte e nelle reti maschili, a livello locale e nazionale.
In questo processo l’arte rappresenta uno strumento democratico potente di riflessione critica, denuncia e crescita sociale. Lo dimostra la produzione di numerosi artisti – visivi, registi, attori, poeti, scrittori, cantautori – che, attraverso le loro opere, contrastano la cultura patriarcale denunciando l’oggettificazione, la mercificazione, la sessualizzazione e l’inferiorizzazione del corpo femminile. Una prospettiva femminista che, tuttavia, sembra sfuggire a una parte del panorama musicale contemporaneo.
È il caso del cantautore rap Sfera Ebbasta e del Comune di Teramo, che lo ha invitato a esibirsi lunedì 29 dicembre 2025, alle ore 21, in piazza Martiri della Libertà, con un concerto a pagamento. I testi dell’artista contengono espressioni che veicolano sessismo, discriminazione, misoginia e un immaginario di violenza e sottomissione della donna, accompagnati da una marcata volgarità. Un messaggio che raggiunge una platea vastissima di giovani ragazze e ragazzi, contribuendo alla normalizzazione di stereotipi e linguaggi offensivi.
In questo contesto si apre un nodo cruciale: il rapporto tra la libertà di manifestazione del pensiero, garantita dall’articolo 21 della Costituzione, e l’articolo 3 della stessa Carta, che tutela l’uguaglianza, la dignità e i diritti fondamentali delle donne, elementi centrali nella prevenzione e nel contrasto della violenza di genere. La libertà di espressione non può infatti essere disgiunta dalla responsabilità sociale e istituzionale.
Su questo tema viene chiesta coerenza al sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, recentemente applaudito per le sue parole e per l’impegno assunto sul fronte della violenza domestica e degli orfani di femminicidio durante l’incontro promosso il 5 dicembre scorso dal Centro di cultura delle donne Hannah Arendt, in collaborazione con la Fondazione Nilde Iotti. L’appello è quello di accogliere la proposta di sostituire il concerto rap – respinto da una larga parte della cittadinanza e dalle Commissioni pari opportunità attive sul territorio provinciale – con un consiglio comunale aperto alla partecipazione di cittadine e cittadini.
Un consiglio comunale al quale sia invitato lo stesso Gionata Boschetti, in arte Sfera Ebbasta, e che diventi uno spazio di ascolto della parola delle donne delle istituzioni e delle associazioni femminili impegnate da anni sul territorio nella costruzione di una rivoluzione culturale inderogabile per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne. Al centro del confronto, l’assunzione di responsabilità maschile nelle istituzioni e nella società e una riflessione approfondita sul ruolo cruciale del linguaggio, nella vita quotidiana come nei testi musicali, quale strumento educativo fondamentale per il rispetto e per la decostruzione dei ruoli sessisti gerarchici, trasmessi da secoli come “naturali”.
In questa direzione un contributo significativo viene anche dalla canzone Situazione di Ivan Graziani, cantautore anticonvenzionale e concittadino, che già nel 1972, nel pieno delle lotte femministe, seppe mettere in luce le dinamiche storicamente trasmesse dai modelli sessisti dei ruoli uomo-donna. Un testo antesignano e, purtroppo, ancora attuale.
L’appello è proposto da Guendalina Di Sabatino, presidente del Centro di cultura delle donne Hannah Arendt, ed è firmato dalle socie Maria Teresa Barnabei, Francesca Di Carlo, Myriam Cioschi e Anna Di Silvestre. Un invito chiaro alle istituzioni: scegliere da che parte stare, oggi, nella battaglia culturale contro la violenza di genere.

