
Nella corona ci sono fiori di genziana essiccati. Non sono un ornamento qualsiasi: sono una dichiarazione d’amore. Raccontano la terra, la pazienza, le mani che aspettano, il tempo che insegna. Raccontano di Mattia e del cammino che l’ha portato fino a qui, fino al momento nel quale si è laureato in Bioscienze e Tecnologie Agro-alimentari e Ambientali, con una tesi che profuma di montagna, tradizione e identità: “Origine e tracciabilità del liquore di genziana Scuppoz”. Un lavoro che non è solo ricerca, ma memoria viva, dialogo tra sapere scientifico e saperi tramandati. Una tesi, che è anche un grande atto d’amore per la sua terra. La nostra terra. La terra nella quale, col fare antico e idee moderne, crescono le piante e ramificano le radici che fanno nascere i liquori di Scuppoz. Distillati di vita e di tradizione, che il neo dottore Mattia ha studiato, parlando con Anna, col suo sorriso sempre presente che è stato punto di riferimento luminoso e positivo. “Sei forte, sei gentile, sei abruzzese!” scrive Mattia. E in quelle righe c’è riconoscenza vera, quella che nasce dal camminare insieme. E poi Domenico, custode dei saperi tramandati, uomo dall’estrema gentilezza, che ha donato a Mattia lunghe chiacchierate tra un’infusione e l’altra. Alla famiglia “Scuppoz”mattia scrive «Mi avete nutrito di emozioni sane, autentiche, che porterò sempre con me». Ma la dedica più bella, è quella che Mattia ha voluto riservare alla madre, Lucia Ruggeri, ispettore capo della Poliza Locale di Teramo: «A mia madre, che mi ha amato, sostenuto e guidato in ogni passo. A te, che sei stata forza quando mancava e luce quando serviva. Ogni pagina di questa tesi porta un po’ del tuo cuore». Altrettanto intensa, è la dedica della madre a Mattia: «Grazie Matty per avermi regalato questo sogno. Oggi è stato il tuo giorno. Te ne auguro ancora tanti e tanti. Tu, sei stato il mio GIORNO, così come le tue sorelle. Voi figli siete lauree al contrario: prima ti proclamano, poi discuti la tesi e poi sostieni gli esami. Tutti sempre con lo stesso impegno, la stessa ansia, la stessa paura di non superarli. Ma hai avuto ben 3 "centodieci" con lode quindi devi mettercela tutta perché loro meritano tutto. Perché, ognuno a modo suo, ha fatto si che la tua vita sia un capolavoro. Grazie figlio mio amatissimo».
In un tempo che corre veloce e spesso dimentica le proprie origini, questo studio restituisce valore alla tradizione, dimostrando quanto l’università possa e debba dialogare con il territorio. La ricerca diventa così un ponte: da un lato il metodo scientifico, dall’altro la memoria collettiva, i gesti antichi, i saperi custoditi dalle famiglie e dalle comunità. Studiare la genziana non significa solo analizzarne le caratteristiche, ma riconoscere dignità culturale a ciò che nasce dalla terra e dalle persone che la abitano. È in questo incontro tra accademia e territorio che il sapere si fa vivo, utile, identitario. E smette di essere teoria per diventare futuro. Complimenti, dottor Mattia.

