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stati-misti.jpg Grazie alla segnalazione della comune amica Luigia, certastampa ospita questa lettera aperta di Claudia, che è uno straordinario atto di denuncia, ma anche una lucidissima analisi, perché «…la disabilità psichiatrica smetta di essere trattata come una colpa privata…». Da oggi, le testate che l’hanno pubblicata sono due

Nella notte di Natale dell’800, Carlo Magno si autoincoronò. Non perché fosse legittimo. Ma perché il potere, a volte, si esercita prima che venga riconosciuto. Io non sono Carlo Magno. Non ho un impero. Non ho un esercito. Ho solo dodici anni di sopravvivenza, lavoro invisibile, cura, esposizione, e una voce che ha deciso di non chiedere più permesso. 
Ho scritto una lettera.
L’ho mandata ai media.
Una sola testata l’ha pubblicata.
Una.
Non è un incidente: è un rituale.
Il rituale con cui questo Paese decide chi è degno di parola e chi deve restare grato per il silenzio. Sono una caregiver di un ragazzo autistico livello 3 grave , gravissimo, etero e auto lesionista che nemmeno mi chiama "mamma".
Sono una persona con disabilità psichiatrica, autistica livello 1 e bipolare 2.
Sono una donna che ha bruciato tempo, corpo, possibilità e carriera per reggere ciò che le istituzioni non reggono.
E no: non è una storia edificante.
È una storia politicamente scomoda.
Il lavoro di cura viene celebrato solo quando è muto.
La salute mentale viene accettata solo quando non disturba.
Il riconoscimento arriva, se arriva, quando sei abbastanza vecchia da non chiedere più nulla.
Io questo copione lo rifiuto.
Se nessuno incorona chi regge il peso, allora l’unica mossa possibile è l’autoincoronazione.
Non per vanità.
Per atto politico.
Non chiedo medaglie postume.
Non chiedo compassione.
Non chiedo di essere “capita”.
Chiedo che il lavoro invisibile venga smascherato.
Che la disabilità psichiatrica smetta di essere trattata come una colpa privata.
Che la dignità non sia un premio di consolazione.
Una testata ha pubblicato.
Le altre hanno taciuto.
Ma il silenzio non è neutralità: è una scelta editoriale.
E come tutte le scelte, racconta chi siete, non chi sono io.
Questa è una lettera aperta perché non sto più bussando.
Sto entrando.
Se il potere riconosce solo ciò che è già morto e si stupisce quando ci si trova di fronte a casi omicidio-suicidio tra caregiver e disabile, allora io mi proclamo viva.
Se il merito viene concesso solo dall’alto, allora me lo attribuisco dal basso.
Se la legittimità arriva troppo tardi, allora anticipo il gesto.
Come Carlo Magno.
Senza benedizione.
Senza autorizzazione.
Questa lettera è pubblica.
È disponibile.
È intenzionale.
E non verrà archiviata come una richiesta respinta, ma come un atto che non aspettava risposta.
Claudia