Un lungo applauso silenzioso, fatto di sguardi, ricordi e gratitudine, ha accompagnato oggi l’ultimo saluto a Maria Di Blasio, vedova Ricci, per tutti semplicemente l’insegnante Ricci. Una donna che ha attraversato la scuola e la vita di intere generazioni lasciando un segno profondo, umano prima ancora che professionale. In aula non portava solo libri e programmi, ma valori. Il rispetto, il senso del dovere, l’amore per lo studio come strumento di libertà. Era un’insegnante capace di unire rigore e ascolto, fermezza e comprensione, autorevolezza e delicatezza. Sapeva riconoscere il talento, ma soprattutto incoraggiare chi faceva più fatica, senza mai umiliare, senza mai arrendersi davanti alle difficoltà. Per molti studenti è stata un punto di riferimento, una guida sicura nei momenti decisivi della crescita. Per i colleghi, un esempio di dedizione autentica alla scuola pubblica e alla sua funzione educativa. Per chi l’ha conosciuta fuori dalle aule, una donna discreta, elegante nei modi, profondamente credente, capace di testimoniare con i gesti quotidiani ciò che insegnava con le parole. Il titolo di Commendatore della Repubblica, che le era stato conferito, non è stato solo un riconoscimento istituzionale, ma il riflesso di una vita spesa al servizio degli altri, della cultura e della comunità. Un’onorificenza che racconta il valore di una persona che ha saputo fare dell’educazione una vera missione. Oggi resta il vuoto di una presenza forte e gentile, ma anche un’eredità preziosa: quella lasciata nei cuori dei suoi alunni, diventati adulti, genitori, professionisti, cittadini migliori anche grazie a lei. L’insegnante Ricci se ne va in punta di piedi, come ha vissuto, ma il suo esempio continua a parlare. Nelle parole di chi la ricorda, nei quaderni ormai chiusi, nelle coscienze che ha contribuito a formare. Una maestra, nel senso più alto e profondo del termine.

