C’è un momento, guardando Gigante di pietra, i in cui il respiro si ferma. Non per sorpresa, ma per rispetto. Il Gran Sasso non è più soltanto una montagna: diventa presenza, memoria, respiro antico che sale dalle valli e si incide nel cielo. Nell'emozionante video-omaggio di Maurizio Anselmi, divenuto virale in rete, il drone non invade, non conquista: ascolta. E restituendo immagini estasianti nella loro bellezza, si fa tramite di un dialogo silenzioso tra l’uomo e la roccia. Il volo accarezza le creste come farebbe una mano esitante, consapevole della sacralità di ciò che sta sfiorando. Le pareti del Gran Sasso d'Italia emergono dal mare di nubi con una lentezza solenne, quasi fossero pensieri che affiorano dopo secoli di silenzio. La luce scivola sulle pietre, ne rivela le ferite, le pieghe, le cicatrici del tempo. Ogni inquadratura è un atto d’amore, ogni movimento una dichiarazione di umiltà. C’è qualcosa di profondamente emotivo in queste immagini: non urlano, non cercano l’effetto facile. Colpiscono perché sono vere. Il vento che spinge le nuvole, l’ombra che corre rapida sui pianori, l’improvviso squarcio di sole sulle vette: tutto parla di una forza primordiale che ci precede e ci supera. Il Gran Sasso, gigante immobile, sembra osservare il nostro passaggio effimero con la pazienza di chi ha visto nascere e cadere mondi. Gigante di pietra non è solo un video. È un invito a fermarsi, a guardare davvero, a ricordare che la bellezza più potente non ha bisogno di parole. Basta un volo lento, uno sguardo rispettoso, e la montagna torna a essere ciò che è sempre stata: un altare naturale, maestoso e fragile, davanti al quale non resta che tacere.

