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medusa2 Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere o hanno cercato di ridimensionare la portata del traffico di eroina fra Marche e Abruzzo la maggior parte degli arrestati nell'ambito dell'operazione 'Medusa' della Squadra mobile di Ascoli Piceno, comparsi oggi davanti al giudice delle indagini preliminari Giuliana Filippello. E' rimasto in silenzio Afif Ben Fattoum, il tunisino di 40 anni ritenuto al vertice dell'organizzazione. Domenico Palma, ascolano di 45 anni, ha fatto parziali ammissioni, precisando però che i quantitativi di droga spacciati sulla piazza di Ascoli sarebbero decisamente minori rispetto all'accusa. Mauro Di Serafino, 49 anni, di Mosciano Sant'Angelo, ritenuto al vertice dell'attività nella provincia di Teramo, ha negato ogni addebito. E' stata sentita dal giudice anche Valentina Brancato, 27 anni, di Agrigento, figlia di un mafioso e da tempo stabilitasi a San Benedetto del Tronto insieme ad un nordafricano. "La mia assistita ha risposto puntualmente al giudice - commenta l'avvocato ascolano Umberto Gramenzi - ma soprattutto tiene a precisare che, contrariamente a notizie di stampa apparse dopo il suo arresto, il padre è sì detenuto nel carcere di Sulmona per scontare un ergastolo per un omicidio di mafia, ma non ha assolutamente niente a che fare con la morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso e sciolto nell'acido da Giovanni Brusca".