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"È iniziato tutto con una discussione normalissima, c'è stata una frase di troppo, io non ci ho visto più e gli ho tirato due colpi alle spalle per ferirlo con il mio tirapugni. Non volevo uccidere Orlando e ho saputo solo a Pineto che era morto". È quanto ha riferito al pm della Procura di Pescara, Rosangela Di Stefano, il buttafuori Raffaele Grieco, 41 anni, accusato dell'omicidio del pasticciere Giandomenico Orlando (67 anni), avvenuto il 6 maggio scorso a Pescara. Una ricostruzione che non equivale ad una piena confessione e che mira a contrastare l'aggravante della premeditazione contestatagli dalla Procura. L'interrogatorio, tenutosi nel carcere di Teramo, alla presenza del legale di Grieco, Paolo Marino, è durato circa un' ora e mezza. In precedenza, per due volte, Grieco si era avvalso della facoltà di non rispondere: la prima, poche ore dopo il delitto, quando è stato arrestato, a 40 km da Pescara, e trasferito nella stazione dei carabinieri di Pineto; la seconda, nel corso dell'interrogatorio condotto dal Gip del tribunale di Teramo, all'interno del carcere di Castrogno, l'8 maggio scorso al termine del quale è stato convalidato il fermo. Grieco, per il momento, resterà nel penitenziario teramano. "Erano 30 anni che io e mia madre sopportavamo i rumori provocati dal laboratorio di pasticceria della famiglia Orlando, certe volte ci tremava il letto, soffrivamo d'insonnia, mia madre era stata costretta ad assumere dei farmaci, non ce la faceva più e mi chiedeva di farli smettere. Eravamo esasperati", riferisce ancora Grieco al pm della Procura di Pescara, Rosangela Di Stefano. Nel corso dell'interrogatorio il 41enne ha quindi fornito la sua ricostruzione dell'intera giornata dell'omicidio: l' irruzione nel locale, l'inizio della discussione, il momento di rabbia che sarebbe seguito ad una frase di troppo, i colpi sferrati con un tirapugni per ferire il pasticciere, il suo allontanamento in taxi verso Pineto e il suo arresto avvenuto nella località della costa teramana. Grieco ha fornito anche spiegazioni in merito al possesso dell' arma: "Portavo sempre con me il tirapugni, perché ultimamente avevo ricevuto delle minacce, legate al mio rifiuto di fare entrare alcune persone nel locale di Sambuceto nel quale lavoravo come buttafuori". omicida pasticcere