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"E’ incredibile pensare che per motivi esclusivamente formali, dei lavoratori, dei cittadini, delle famiglie, possano essere ridotte alla fame. E’ ancora più inconcepibile l’indifferenza di un ente istituzionale, peggio ancora di un’azienda, e nell’assurdo dei  titolari dell’azienda con cui questi lavoratori hanno rapporti da oltre 20 anni. Parliamo dell’azienda Santino e Bruno Iezzoni srl di Atri, azienda leader nella produzione di porte per interni, entrata in crisi  come tutte le nostre aziende e ora di fatto ferma all’interno di un concordato preventivo con cessione dei beni. I lavoratori attendono la cassa integrazione dal 24 luglio 2014, da quando cioè, una concatenata serie di eventi “sfortunati” ha colpito la loro esistenza, già provata da oltre un anno di ritardi di retribuzioni che avevano portato, a quel momento,  ad un accumulo di 3 mensilità arretrate". Lo scrive in una nota la Filca Cisl, del segretario Giancarlo De Sanctis. "Da quel 24 luglio 2014, data in cui c'è stata l'ammissione dell’azienda Iezzoni al Concordato Preventivo e quindi alla Cassa integrazione straordinaria per procedura concorsuale, il verbale viene sottoscritto in provincia due mesi dopo, il 23 settembre per colpa del fermo estivo del Tribunale e, dunque, con 60 giorni di ritardo approda al Ministero. Ministero, che normalmente impiega 6 mesi, decreta la CIGS il 18 febbraio 2015, pubblicando il decreto sul sito ufficiale la settimana successiva: e siamo a marzo 2015. "A questo punto però tutti ci tranquillizziamo, perché a quel punto la faccenda passa all’azienda che deve preparare i modelli per il pagamento diretto, ed all’INPS di Teramo che deve liquidare: entrambi  sono sul territorio, entrambi conoscono e capiscono la situazione critica in cui versano i lavoratori", scrive la Cisl. L’Inps da la sua immediata disponibilità ad accelerare la procedura di liquidazione delle pratiche non appena l’azienda le avesse presentate e l’azienda le comincia a preparare. Qui, però, tutto si blocca e a tutt’oggi l’azienda, "accampando mille motivi diversi e dimostrando enorme senso di irresponsabilità nei confronti di una situazione sociale al limite, che riguarda i suoi dipendenti storici, coloro che la hanno fatta diventare grande, non ha ancora concluso l’invio telematico della pratica di pagamento diretto all’INPS", denuncia il sindacato. "La stessa azienda che si è più volte dichiarata disponibile a chiedere al giudice l’autorizzazione ad utilizzare parte delle somme presenti sul conto corrente del proprio concordato, per pagare le mensilità arretrate ai lavoratori, per dare loro un po’ di respiro su retribuzione dovute e non retribuite, salvo poi scoprire che nessuna istanza è stata di fatto presentata al giudice lasciando i soldini in giacenza sul conto, piuttosto che darli ai lavoratori". Conclude la Cisl: "Il perché di tutto questo non riusciamo a spiegarlo. L’unica cosa certa è il risultato odierno: aver ridotto alla fame i lavoratori". de sanctis cisl tribunale