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1 P1060569 P1060577 P1060587 P1060592                 Definire ripresa, i flebili segnali positivi che sembrano caratterizzare alcuni indicatori dell’economia abruzzese, è un azzardo troppo  grosso, per questo ci si limita a registrare una tendenza incoraggiante, con la speranza che  i prossimi semestri possano fornire testimonianze più concrete per sostenere che il treno della ripresa si è avviato. E' quanto emerso oggi durante la Giornata dell'Economia che si è svolta alla Camera di Commercio alla presenza dei principali esponenti dell'economia provinciale e regionale. Il ridimensionamento strutturale dell'economia regionale, particolarmente intenso tra la fine e l'inizio del decennio in corso, si è sostanzialmente arrestato sebbene i valori positivi del saldo demografico risultano modesti. Disaggregando l'analisi a livello territoriale, Pescara evidenzia una dinamica in controtendenza rispetto agli altri capoluoghi, in quanto è l'unica provincia che presenta da anni un saldo costantemente positivo (circa 400 unità) nella nati-mortalità. Prosegue la ristrutturazione dell'economia teatina ed aquilana, e nel 2015 anche Teramo presenta un saldo negativo, seppur lieve. Il fenomeno di fondo che caratterizza le componenti del saldo demografico risiede nella diminuzione delle iscrizioni, generalizzata per tutte le province, associata alla riduzione delle cessazioni (tranne per Teramo nel 2015), però in misura inferiore rispetto alla caduta delle iscrizioni. L'osservazione di cosa sia successo nella demografia imprenditoriale regionale nell'ultimo quinquennio, evidenzia una preoccupante tendenza: la destrutturazione dei comparti della produzione “fisica” quali l'agricoltura, l'industria, le costruzioni. Le attività commerciali hanno complessivamente tenuto nel numero, ma è cambiata la dislocazione territoriale  all'interno delle singole province e comuni, determinando il rafforzamento delle nuove aree commerciali periferiche ed un pericoloso processo di marginalizzazione dei centri storici. Il ridimensionamento della struttura economica, e la statica dinamica congiunturale, ha ovviamente impattato sull'andamento del mercato del lavoro. Dopo due anni di perdite l'occupazione torna ad aumentare dello 0,6%, in misura inferiore al dato medio nazionale (+0,8%). A livello provinciale solo Pescara denota una diminuzione, peraltro abbastanza  sensibile, del 5,4%; cresce l'occupazione del 1,2% a Teramo e L'Aquila, mentre più interessante la dinamica a Chieti (+ 4,4%). Il leggero aumento dello stock occupazionale non ha consentito la riduzione del tasso di disoccupazione, rimasto fermo al 12,6%. Andamento in controtendenza rispetto alla media nazionale; sia per l'Italia che per le grandi circoscrizioni territoriali si registra un pur lieve abbassamento del tasso di disoccupazione, posizionatosi per l'Italia al 11,9% rispetto al 12,7% dell'anno precedente. Tra le province si rilevano valori in aumento compresi tra 0,5 e 0,7% per Teramo, Pescara e L'Aquila mentre in calo il tasso di disoccupazione di Pescara dal 12,9% al 11,7% . Dopo anni di progressivo calo torna a crescere anche il valore aggiunto pro capite, passato da 20.868 a 21.040 euro. Dinamica che accomuna le quattro province abruzzesi, con Pescara che mantiene il primato, in valore assoluto, con 21.705 euro. Il valore aggiunto pro capite regionale rappresenta l'87,3% della media nazionale, un valore in diminuzione dal 2012 quando si è raggiunto il livello di 89,5%; complessivamente sembra rallentare il lento processo di avvicinamento dell'economia regionale al dato medio nazionale. Tra le province Pescara e L'Aquila si posizionano su valori superiori al dato regionale (rispettivamente con 90,0 ed 89,4%), mentre il valore più basso si registra a Teramo con appena l'82,9% . L'economia teramana Se i segnali di movimento che caratterizzano l'economia regionale possono definirsi flebili, ancor meno consistenti sono quelli che animano l'economia teramana. Analizzando le caratteristiche dell'economia provinciale ci si accorge che nessuna delle condizioni appena descritte ricorrono in maniera significativa e sufficiente ad innescare le medesime leve di ripartenza. A ciò si aggiungono altri elementi di natura esterna che nel contesto locale assumono caratterizzazioni ancora più penalizzanti. La riduzione del potere d'acquisto delle famiglie, la conseguente contrazione dei consumi impattano in maniera più pesante in una provincia con un valore aggiunto pro capite distante di oltre 18 punti percentuali dalla media nazionale.   Alla fine del 2015 i depositi bancari e postali effettuati dalla clientela residente in provincia di Teramo hanno superato i 5,50 miliardi di euro, circa 100 milioni in più rispetto al 2014 (+1,4%), il 10% in più rispetto al 2010. Il 2015 conferma, anche se in modo disomogeneo nel territorio regionale, quella crescita che già timidamente si palesava nel corso del 2014 per quanto riguarda la ripresa del mercato immobiliare. Il dato sulle transazioni degli immobili residenziali infatti torna ad essere di segno positivo in tutte e quattro le province abruzzesi, con una forbice che va dal +13,4% de L'Aquila al più contenuto +1,8% di Teramo. L'Abruzzo in complesso, grazie anche alle performance di Chieti (+7,2%) e Pescara (+6,8%), fa segnare mediamente un + 7,2% di crescita delle transazioni rispetto al 2014.