L'intesa siglata mercoledì sera da sindacati e commissari apre la strada al salvataggio di Pop Bari con l'ingresso del Mediocredito centrale e la prospettiva strategica della grande banca del sud.
Dieci anni per portare a compimento l'operazione. In ballo ci sono anche: i 9 sportelli pescaresi della ex Caripe e i 4 di Tercas nel centro di Teramo. Una presenza definita antieconomica nel nuovo orizzonte di Banca Popolare Bari, che potrebbe invece rappresentare una dote interessante in caso di vendita degli sportelli in alternativa alla chiusura, come prevede una delle clausole dell'accordo per Abruzzo e nord Calabria.
Anche Intesa e Ubi, in questi giorni, sono chiamate dall'Antitrust a sfoltire il proprio presidio abruzzese, in prospettiva di una fusione destinata a dare vita al terzo gruppo nazionale. Con Bper, erede di altre due insegne storiche come Carispaq e Bls, interlocutore obbligato per la cessione di almeno 500 filiali in Italia la strada per individuare nuove banche interessate a radicarsi nella più dinamica delle regioni del sud.
L'accordo ha evitato licenziamenti collettivi mentre sono state tagliate 39 delle 99 filiali abruzzesi della Banca Popolare di Bari, sotto le insegne locali di Tercas e Caripe. E poi, 650 esuberi autorizzati nell'accordo con almeno 200 esuberi che riguarderanno le controllate locali Tercas e Caripe.