«L'anno scorso avevamo visto bene sulla crisi del turismo. Il teramano nel 2023 ha chiuso con meno 100.000 presenze rispetto al 2022. Questo nonostante i roboanti comunicati regionali. Il trend quest’anno è ancora al ribasso». Lo spiega Gianluca Grimi referente regionale di Confesercenti Assoturismo Abruzzo.
«È presto, davvero troppo presto per definire chiaramente quale sarà la perdita rispetto allo scorso anno, ma possiamo già dire con certezza che sicuramente ci sarà una perdita. Weekend non belli in maggio/giugno, mucillagine, caldo eccessivo, questi fattori sono tra i problemi. In realtà il problema più grande è la crisi economica della famiglia italiana che si fa sentire eccome. E noi, come comprensorio, abbiamo turismo quasi esclusivamente italiano.
È anche del tutto evidente che visto che il resto d’Abruzzo va davvero bene, è il teramano che sta sbagliando qualcosa. Ho già avuto modo di segnalare che, tranne poche eccezioni, i proventi (oltre 2.500.000! annui) dell’imposta di soggiorno vengono investiti in manifestazioni e concerti che ben poco hanno a che vedere con il turismo. Ciò a scapito degli investimenti in servizi, quello sì necessari. Ciò ci porta ad una “qualità “ del turismo che è sotto gli occhi di tutti. Troppa movida esasperata con annessi e connessi tra alcol e disordini e scontri tra bande giovani, e questo ci sta identificando come la costa del caos a poco prezzo mentre il mondo sta andando verso altro. Ovvero qualità, sostenibilità, servizi efficienti. In sintesi il 2024 per ora ha il segno meno e difficilmente si potrà recuperare. Per definire esattamente entità del calo è ancora presto» conclude Grimi.
«Siamo passati in questi anni dalle 3.705.800 presenze del 2012 alle ai poco più di 3.150.000 del 2023. Quest’anno il trend è in discesa ma non è il tracollo devastante di cui si parla. C’è ovviamente crisi. Non abbiamo turismo straniero. L’interno non da ancora quello che deve e la costa è diventata un carnevalificio (lo fanno proprio tutti) ma i turisti cercano altro».