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editorialeTavolini accatastati lì.

Sedie impilate di là.

Ombrelloni in ordine sparso.

Sì, è vero, sembra il reparto “Arredo giardino” del Brico, invece è piazza Martiri della Libertà, il “salotto buono” della nostra città. Solo che nessuno in salotto tiene sedie di plastica ammonticchiate e brutti tavolini sovrapposti. A Teramo, sì. Perché a Teramo il salotto buono gode dell’intervento di un arredatore di eccezione, un vero e proprio stilista dell’eleganza urbana: l’assessore Antonio Filipponi.

E’ lui che, per consentire ai locali di rifarsi delle perdite delle chiusure per la pandemia, ha deciso di concedere grandi spazi di suolo pubblico a prezzi stracciatissimi… o “aggratis”. E ha fatto, bene, per carità, è giusto che chi ha sofferto per il lockdown, resistendo alla tentazione di mollare tutto, abbia ora la possibilità di avere una più ampia piattaforma per lavorare.

Ma quando lavora, perché quando non lavora, non può lasciare tutto accatastato in piazza, come se fosse davvero il terrazzo di casa al mare quando te ne vai per l’inverno.

Chi controlla?

E’ questo che voleva l’assessore?

Tutti quei tavolini ammucchiati?

E questa la Teramo che sogna l’uomo che ha saputo spendere 3mila euro al giorno per “Teramo Natura Indomita”?

E’ questo il progetto di eleganza urbana dell’amministratore che ha portato a Teramo un trenino a Natale… che a Pasqua ancora va girando per la città?

Assessore, la prego, mi spieghi se è così che deve andare: quando bar e ristoranti lavorano, occupando ormai ogni metro della piazza e di molte vie laterali, i tavolini devo stare sparsi e distanziati, ma a fine lavoro si ammucchiano in piazza?

ELISABETTA DI CARLO

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