Numeri. E date. E domande, senza risposta.
Proviamo a raccontarci una storia: a metà del 2020, l’Asbuc di Pietracamela decide di revocare alla Gran Sasso Teramano la concessione d’uso dei terreni sui quali insistono gli impianti di risalita, perché la Gst non aveva pagato i canoni.
Una decisione che di fatto paralizza tutto, anche il tentativo di salvare Stagione sciistica e Stazione sciistica, perché la Gst è quella che concede a Finori la gestione.
Quindi, tutto si ferma.
Ma non è questo che ci interessa.
Quello che ci interessa, è che poi, quando ci si rende conto che quella decisione aveva bloccato la possibile ripartenza dei Prati, l’Asbuc - e siamo già all’inizio del 2021 - propone al gestore Finori la concessione diretta di quei terreni, saltando la Gst. Prezzo? 17500 euro per sei mesi.
Il conto è presto fatto: 17500 euro per sei mesi significa 35 mila all’anno.
E qui arriviamo alla questione principale di questo editoriale: il rimborso Covid.
Sì, il rimborso Covid, quello concesso dalla Regione, a fondo perduto, a ristoro dei canoni perduti. L’Asbuc, quel ristoro l’ha chiesto.
E l’ha ottenuto.
E mi incuriosisce la somma: 46mila euro.
Facciamo due conti: se la pandemia Covid genera un lockdown che comincia l’8 marzo del 2020, e pochi mesi dopo viene revocata la concessione, quindi scompare un canone concessorio, come si arriva ad un ristoro da 46mila euro? Come fa un canone da 35mila euro l’anno, bloccato a marzo e sospeso a settembre (quindi dopo 6 mesi) generare un ristoro da 46 mila?
E’ vero che il fondo perduto della Regione arriverà nel 2021, ma come ha potuto l’Asbuc rivendicare un periodo superiore ai 6 mesi di effettivo “danno subito”?
Com’è possibile che all’ombra del Gran Sasso si possa chiedere un ristoro per non aver incassato un canone… che non c’era più?
Presidente Tudisco, me lo spiega lei?