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 autogol-scaled.jpgAutogol a porta vuota del Sindaco di Nereto. Di quelli indimenticabili. Di quelli che non ti spieghi. Di quelli che non servono a nulla, se non a fare una brutta figura.
I fatti.
Il Sindaco Daniele Laurenzi ha revocato l’incarico al consigliere comunale, Augusto Di Berardino.
E fin qui, non ci sarebbe nulla di male.
Succede.
Le deleghe si danno e si tolgono. Gli assessori (un consigliere delegato è un mezzo assessore) vanno e vengono.
Sono le modalità, che fanno sorridere. 
Col sorridente stupore che sempre si accompagna agli autogol.
Scrive il Sindaco: «Dopo accurata riflessione e grande discernimento ho considerato che il consigliere Di Berardino non ha raggiunto gli obiettivi prefissati con riferimento alle materie oggetto di incarico e il venir meno del rapporto fiduciario tra delegante e delegato a causa della mancata collaborazione con il sindaco e la maggioranza tutta, nell’esame e nello studio degli argomenti e dei problemi specifici».
Insomma, il delegato non collabora, dice il Sndaco, all’esito del “grande discernimento”.
E aggiunge: «Ho valutato, inoltre, che il Consigliere non ha mai formulato proposte e soluzioni riguardanti tematiche e questioni locali nell’interesse dell’amministrazione e della Comunità Neretese».
E, come negli amori che finiscono, ci sono operazioni inevitabili: «Ho invitato lo stesso Consigliere a liberare l’ufficio assessori dal materiale personale, non pertinente all’attività amministrativa, nonché alla riconsegna delle chiavi della casa comunale».

Perché questo è un autogol? Perché il consigliere delegato non è uno sconosciuto per il Sindaco, era candidato nella Civica che ha eletto lo stesso Primo Cittadino. E se un delegato non segue il delegante, forse il delegante ha la sue colpe.
E il consigliere, nel liberare i cassetti e restituire le chiavi, non resta in silenzio, ma verga una risposta pesantissima:

«Con la revoca delle deleghe fittizie, deleghe solo sulla carta,  ha soltanto confermato la sua gestione autoritaria, non inclusiva, intransigente, arrogante. La conferma è il provvedimento stesso, che per tempistica non ha consentito di interpellare i componenti dell’Amministrazione, prendendo come sempre le decisioni da solo o al massimo, con un gruppetto  di carbonari non passati per le elezioni, confermando che i componenti dell’Amministrazione hanno la mera funzione di alzare la mano all’occorrenza. In poco più di un’ora il Sindaco formulava, stampava, timbrava e protocollava la revoca, a seguire comunicava al Consiglio Comunale,  al Prefetto ed Comando della Stazione dei Carabinieri il provvedimento, infine incaricava il Messo Comunale per la notifica». 

E’ una “cacciata” vera e propria, quella che l’ex delegato attribuisce al Sindaco. 
E non solo

«Per quanto riguarda le considerazioni estremamente negative Sindacali nei miei confronti, produrrò argomenti corredati di prove certe, cercando di essere obiettivo e a disposizione per eventuali repliche , in tante pillole, al fine di chiarire in maniera inequivocabile il mio onesto disinteressato operato. Tanto debbo alla mia amata Nereto. Certamente il sottoscritto non fa parte della pletora di Gazze Ladre e Avvoltoi politici  che pur essendo in minoranza saccheggiano la Polis da decenni, dalla libertà di espressione, agli incarichi ciclici, alla incapacità di ascolto, uno spaccato che ben rappresenta la vita politica italiana decadente, oggi più di ieri.  A riprova, altro demoralizzante esempio, le imminenti votazioni Provinciali, di cui fui vittima sacrificale nelle precedenti, vicenda per cui non ebbi alcuna giustificazione e alla quale dedicherò un capitolo speciale. Le pillole informative saranno lasciate sui social, ovvero la moderna Agorà, piazza pubblica virtuale molto cara al Sindaco, usata per i suoi costanti autoincensamenti e per placcare chi osa la minima critica o opinione divergente».
E, come se non bastasse, qualche dettaglio:
«In quattro anni di Amministrazione, nonostante le mie reiterate richieste, sono state convocate se non erro tre riunioni della maggioranza, con due monologhi sindacali e una votazione per togliermi il ruolo di capogruppo. Vi informo altresì che io ed altri componenti dell’Amministrazione non siamo stati coinvolti nella scelta degli incarichi delle partecipate e non, dei progetti, delle decisioni, delle investiture si sapeva a posteriori dai giornali. Nel mio caso venivo a conoscenza di varie scelte anche da normali cittadini, nonostante  il mio leale, soddisfacente, contributo elettorale a Viviamo Nereto, senza appartenenza politica e senza gruppo. Il mio buon suggerimento, ai rampanti politici in cerca di carriera, è quello dell’umiltà, non dobbiamo proporci come Napoleone Bonaparte su un Cavallo Bianco, bensì come  normali Ragionieri su un Pony.   Finisco questa breve amara dolorosa considerazione, con la  speranza  che qualcuno alzi la mano e dica pubblicamente: ”ebbene si! ho fatto tante cose buone, ma ho commesso anche qualche errore”.  Avrei molta stima e fiducia per uomo così! »
Se voleva uscirne da vincitore, in questo scambio di comunicati, il Sindaco ne esce con le ossa un po’ rotte. Specie per quello che riguarda la gestione complessiva dei rapporti con la maggioranza. 
Quella alla quale stiamo assistendo, e che certo non finirà qui, è una partita di calcio stancamente avviata verso lo zero a zero, visto che quest’anno si torna al voto, nella quale il Sindaco però ha cercato di strappare l’applauso e lucrare visibilità con un’azione da “uomo forte”, una “decisione ruvida”, per portare a casa la vittoria, ma ha rimediato solo la figuraccia di un autogol.
Voleva chiudere da bomber, adesso appare come un allenatore che non sa tenere lo spogliatoio, un capitano che non sa tenere la squadra e un centravanti che ha sbagliato porta.


 editoriale