Sprofonda il centro città m, dopo la chiusura del Delfico. Sprofonda nell’oblìo ed anche le aree commerciali gridano alla "fine". Dopo la chiusura del liceo Delfico e del Convitto, gli affari sono ulteriormente calati e nell’area interessata si registrano, dopo soli due giorni, incassi inferiori tra il 40 e il 60%, raccontano i commercianti intorno alla scuola, ovvero piazza Dante e via Carducci. "La fine è vicina - raccontano - la chiusura del Delfico viene intesa come un nuovo terremoto anche se alcune classi saranno spostate al Milli". Un terremoto che si estende fino al corso principale, distrutto già dai cantieri e dai tanti negozi chiusi (l'assessore Filipponi, ormai invisibile, dirà che non è vero, come nel suo stile). L'economia commerciale del Centro della città è in ginocchio e non ci sono soluzioni in vista. Una Teramo svuotata di tutto e soprattutto dall'economia delle scuole. Il convitto erogava anche 500 pasti ai 60 convittori, che non si sa che fine faranno: alcuni sono finiti allo Sporting, ma non potranno vivere lí, e a spese del Comune. Oltre alla mensa del Delfico, chiusa, spariscono altre professionalità della scuola, come educatori, cuochi, aiuti cuoco, infermieri, addetti alla stireria, alla lavanderia e alla portineria. Di loro, nessuno ancora parla, mentre si susseguono riunioni non risolutive e la Prefettura, in estremo ritardo convoca una riunione per lunedi.
Evidentemente, oggi e domani erano tutti impegnati per il week end.
Il Prefetto dovrà spiegare se rinuncerà al trasferimento della Prefettura, come chiesto dal Presidente della Provincia D'Angelo, e se, per il bene, di 1200 ragazzi, lascerà l'ex consorzio agrario ai Tigli alla scuola sfrattata dal sequestro. Per ora, ha detto no. E poco conforta, sapere che l'ufficio legale della Provincia chiederà il dissequestro dell'immobile, le indagini vanno avanti e il timore è che non sia finita qui.
Elisabetta Di Carlo