• DGA
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

PHOTO-2025-09-08-14-48-22.jpgIl rimpasto al Comune di Teramo non è solo una questione di poltrone, ma un banco di prova che intreccia equilibri locali e dinamiche nazionali. Le dimissioni annunciate dell’assessora Alessandra Ferri aprono infatti la strada a un valzer di nomi e ambizioni: Giovanni Cavallari spinge per l’ingresso di Maurizio Sciamanna, mentre dalla sponda della Provincia il presidente Camillo D’Angelo rivendica spazio attraverso Flavio Bartolini, alla sua terza consiliatura e deciso a non restare nell’ombra. Dentro questa partita si gioca anche il destino dei Cinque Stelle. L’assessora Pina Ciammariconi potrebbe essere sacrificata, soprattutto se il sindaco Gianguido D’Alberto sceglierà di non legarsi alle liste del Movimento in caso di un’eventuale corsa parlamentare. Un passaggio tutt’altro che secondario, perché la tenuta della coalizione dipende anche da queste scelte di campo. Sul rimpasto, però, pesa l’ombra lunga di Roma. Le voci su un possibile ritorno alle urne anticipate al 2026, cavalcate dal centrodestra con l’obiettivo di consolidare il consenso e puntare all’elezione di un presidente della Repubblica di area, rischiano di accelerare tutti i processi. Non solo il rimpasto in giunta, ma anche le possibili dimissioni di D’Alberto e un ritorno alle urne nel capoluogo. In questo scenario, Teramo diventa laboratorio e specchio delle tensioni politiche nazionali: i giochi di potere locali non sono più confinati a Palazzo di Città, ma risentono del calendario politico romano. Se davvero si dovesse votare in anticipo, il Comune si troverebbe al centro di una partita che va ben oltre i confini provinciali, e in cui il rimpasto rischia di essere solo il primo passo di un domino più ampio e imprevedibile.

Elisabetta Di Carlo