Lo scorso mese di agosto, con tanto di dichiarazioni da parte della ditta, si annunciava con orgoglio che l’asilo nido “Casetta sul Fiume” di Teramo sarebbe stato pronto per settembre. Il sindaco Gianguido D’Alberto parlava di “rispetto dei tempi” e di “orgoglio per la città”. L’ingegnere Andrea Di Mattia, titolare della ditta Aedifica Srl, confermava che “la collaborazione era fondamentale” e che si era “in dirittura d’arrivo per riconsegnare una struttura all’avanguardia, antisismica ed efficiente”. A leggere e ascoltare quelle parole, sembrava che tutto fosse ormai concluso, che mancassero solo gli ultimi ritocchi per la riapertura di un edificio simbolo, finanziato con fondi PNRR e pensato per accogliere i più piccoli in un ambiente moderno e sicuro. Peccato, però, che la realtà di oggi racconti tutt’altro. I tempi non sono stati affatto rispettati e, a distanza di mesi, si scopre che il cantiere non aprirà prima di gennaio 2026. Un ritardo importante, che smentisce platealmente ogni rassicurazione fornita alla cittadinanza. E c’è di più. Il cantiere, nel quale siamo stati ieri sera, si presenta facilmente accessibile a chiunque. Troppo per una struttura in un'area frequentatissima anche da bambini. Una situazione che non solo contrasta con le promesse, ma che solleva interrogativi. E allora, la domanda è inevitabile: perché ostinarsi a vendere certezze se poi non si è in grado di mantenerle? Perché moltiplicare gli annunci quando la realtà dei fatti — puntuale, concreta e testarda — finisce per smentirle una dopo l’altra? L’asilo “Casetta sul Fiume” doveva essere pronto in poche settimane, almeno questo si era capito dalle belle dichiarazioni di Andrea Di Mattia. Ora, invece, rischia di diventare l’ennesimo esempio di cronoprogrammi da vetrina.
Elisabetta Di Carlo






