Ma si può essere così disorganizzati? A chiederselo, stavolta, non è un cittadino qualunque ma don Antonio Ginaldi, parroco della chiesa di Sant’Antonio a Teramo. Una semplice e civile richiesta inviata via mail al Comune qualche giorno fa — l’ennesima rimasta senza risposta — è bastata a far emergere una verità che i teramani conoscono fin troppo bene: la macchina amministrativa del comune di Teramo continua a non funzionare.
Eppure non si parla di un dettaglio marginale. Nel mese di luglio, infatti, Teramo ospiterà il MoonJune Festival, evento internazionale di grande prestigio che, negli ultimi anni, ha toccato città come Jajce, Toledo e Guadamur, e che nel 2026 celebrerà il venticinquennale di MoonJune Music, l’etichetta fondata da Leonardo Pavković, responsabile di oltre 3.200 concerti in 65 Paesi. Il festival, organizzato con Music by Eder di Emiliano Di Serafino, porterà in città nomi come Soft Machine, Gong, Gary Husband, Steve Hillage, fino alla chiusura del 26 luglio 2026 con la PFM, presentata nei giorni scorsi in pompa magna nella sala Ipogea da Franz Di Cioccio. Un evento che porta prestigio, certo. Ma anche problemi. Problemi che il Comune avrebbe dovuto prevedere.
IL NODO: LA FESTA DI SANT’ANNA
Negli stessi giorni — come accade da sempre — piazza Sant’Anna ospita la festa di Sant’Anna, dal 25 al 27 luglio 2026. Una tradizione radicata da decenni, un appuntamento religioso e comunitario che non si può ignorare o trattare come un fastidio.
E invece?
Piazza chiusa. Accessi a pagamento. Palco montato. Musica in programma.
È lecito chiedersi:
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Dove passeranno i fedeli?
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Come si svolgeranno le messe con un festival a pochi metri di distanza?
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Perché nessuno dell’amministrazione ha pensato a questi dettagli elementari?
Domande semplici, che richiedono risposte semplici. Ma dal Comune — come spesso accade — silenzio totale.
DOV’ERA L’AMMINISTRAZIONE?
L’assessore Antonio Filipponi, i consiglieri delegati, il sindaco: tutti presenti in conferenza stampa qualche giorno fa per presentare il festival, sorrisi e foto di rito. Ma chi di loro ha riflettuto, prima di dire sì agli organizzatori, sulle conseguenze per un quartiere, una parrocchia, una comunità?
Teramo merita programmazione, non improvvisazione.
Merita amministratori che sappiano coordinare, ascoltare, rispondere.
Non bastano le conferenze stampa, servono scelte ponderate, soprattutto quando si tratta di sovrapporre un grande festival internazionale a una festa religiosa storica.
Il MoonJune Festival è un’opportunità per la città.
Ma un’amministrazione che non sa gestire nemmeno un calendario eventi senza creare conflitti dimostra, ancora una volta, una preoccupante leggerezza.
E allora la domanda di don Antonio, inevitabile, diventa la domanda di tutti:
Ma si può essere davvero così disorganizzati?
Elisabetta Di Carlo

