Elezioni. Pio Rapagnà si ritira e "accusa" la Regione
Lascia la corsa all'Emiciclo l'ex parlamentare di Roseto, Pio Rapagnà, che, in una nota, annuncia la sospensione della propria candidatura alla Presidenza della Regione Abruzzo e la contestuale interruzione della raccolta delle firme per presentare le 4 liste circoscrizionali provinciali collegati. Motivo: “La lista civica regionale promossa dal Movimento Città per Vivere-Mia Casa d'Abruzzo, è una lista referendaria, ed ha un senso ed un proprio significato, anche per il futuro, se funzionale agli obiettivi che il comitato promotore dei referendum stessi intende perseguire: senza l'avvio della procedura per lo svolgimento certo dei referendum, è chiaro che la lista stessa, essendo civica e referendaria, non ha alcun senso e significato”. I tre referendum proposti dal comitato sono abrogativi dei costi della politica, quale forma estrema e democratica di protesta, poiché “mi trovo di fronte ad una arbitraria determinazione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale che ha inteso bloccare e rinviare proprio la raccolta delle 25.046 firme indispensabili per presentare la richiesta di referendum”, fa sapere Rapagnà in una nota. E spiega: “C'è stata una iniziativa, non prevista, del Presidente Nazario Pagano, il quale ha chiesto al Collegio per le Garanzie Statutarie un parere non di competenza del Collegio Regionale per le Garanzie Statutarie, tra l'altro su un punto diverso dal merito della iniziativa referendaria. La storia è nota: a nome del Comitato promotore di 3 Referendum Regionali Abrogativi, il 3 marzo 2014 ho preannunciato all'Ufficio di Presidenza il deposito per la giornata di lunedì 10 marzo successivo dei 3 quesiti referendari e dei moduli da vidimare a cura del responsabile del procedimento. L'Ufficio di Presidenza, “sembra” a nome dell'intero Consiglio regionale (che però non è stato mai chiamato a pronunciarsi in aula rispetto ad una eventuale autentica interpretazione della norma), e senza “audire” il Comitato promotore, ha prima rinviato la data di deposito e poi ha addirittura “bloccato e impedito” lo stesso deposito materiale dei quesiti e dei moduli già stampati, rinviando tale deposito trascorsi 6 mesi successivi alla elezione del nuovo Consiglio regionale, come se i Referendum dovessero essere indetti e svolti in coincidenza di tale semestre “bianco” e non invece, come stabilito dalla Legge, eventualmente nella primavera del prossimo anno 2015. L'Ufficio di Presidenza, o chi per esso, ha ignorato che la fase “preliminare” alla richiesta di referendum prevede che i moduli depositati debbano essere “semplicemente” vidimati e restituiti entro i 20 giorni successivi dalla data del loro deposito, affinché il Comitato promotore potesse procedere, entro i successivi 120 giorni, alla raccolta delle firme e, negli ulteriori 20 giorni, alla loro certificazione elettorale e al deposito della “richiesta” al Collegio per le Garanzie Statutarie. Pertanto, il Comitato promotore, dopo essere stato in trepidante attesa di ricevere la comunicazione della "nuova data" per il deposito dei quesiti e dei moduli per la raccolta delle firme, il 2 aprile scorso ha inviato via fax al Presidente del Consiglio regionale, ai Capi-Gruppo Consiliari, ai Consiglieri regionali, al Collegio per le Garanzie Statutarie e al Difensore Civico, un nuovo preavviso di deposito dei quesiti referendari e dei rispettivi moduli, al fine di dare avvio alla raccolta delle firme in calce ai quesiti medesimi: ad oggi, i Cittadini promotori sono ancora in attesa di un cenno di riscontro da parte dei soggetti istituzionali e del responsabile del procedimento, e tale ritardo e rinvio, di fatto, impedirà lo svolgimento dei referendum ritenuti ammissibili in una data compresa tra il 15 aprile ed il 30 giugno 2015, rinviando il tutto, addirittura, al 2016”, conclude Rapagnà.