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Tre anni fa, nel 2020, il Consiglio comunale di Teramo approvava il “Regolamento sui diritti e doveri di partecipazione, di democrazia diretta e partecipativa e di informazione dei cittadini”, composto da ben 126 articoli dove vengono disciplinati numerosi strumenti di coinvolgimento dei cittadini nel governo del Comune: consulte, tavoli di lavoro, sondaggi online, bacheche, newsletter, albi delle associazioni, referendum, istanze, petizioni, proposte di deliberazione e chi più ne ha, più ne metta.

In questi tre anni, però, il Comune di Teramo ha costantemente evitato di coinvolgere le persone, di ascoltare i residenti, di recepire le istanze del popolo.

Un segnale davvero butto per la democrazia e per la vita civile della nostra città.

Le recenti elezioni regionali del Lazio (affluenza 37,20%) e della Lombardia (affluenza 41,67%) hanno dimostrato che oramai quasi due elettori su tre disertano le urne.

Non è difficile immaginarne il motivo: i cittadini sono convinti di non contare nulla nella meccanica del potere, di restare inascoltati, di non poter influire nelle scelte dei governanti che passano sopra alle proprie teste senza che dal basso si riesca ad influenzarle.

In un contesto simile le persone cadono vittime della rassegnazione e rinunciano anche al voto perché profondamente convinte che chiunque si sieda sugli scranni, l’esito resterà comunque uguale e distante dalle esigenze della gente comune.

Teramo non deve subire la stessa perversa dinamica astensionistica e, per evitarlo, è necessario mettere in moto idee di sviluppo e suffragarle con il consenso popolare.

L’ubicazione del nuovo ospedale, ad esempio, necessita di provvedimenti consiliari che incideranno sul futuro dei prossimi 50 anni, ragion per cui è lunare che non si svolga un dibattito capillare e che i cittadini non debbano partecipare ad una decisione così strategica.

È addirittura esecrabile che una formale richiesta di referendum in tal senso, avanzata da molte migliaia di teramani, non sia stata già accolta e non si sia celebrato il rito più democratico che esista.

Allo stesso modo, e sempre sulla medesima problematica, dev’essere stigmatizzato con forza il rifiuto della maggioranza comunale – nella seduta del 30 settembre scorso – di dare voce al popolo, schierandosi per l’allontanamento dei cittadini da ogni forma di partecipazione e negando la possibilità di svolgere un “Sondaggio On line”, strumento appositamente previsto nell’articolo 22 del vigente “Regolamento sui diritti e doveri di partecipazione, di democrazia diretta e partecipativa e di informazione dei cittadini”.

Quando si tappa la bocca alla volontà popolare, le conseguenze sono sempre deteriori e arrecano nocumento alla qualità della vita sociale, violando persino il sacro principio della sovranità che appartiene al popolo.

Le scelte strategiche per il futuro di Teramo devono essere adottate con il più ampio consenso, non già nelle segrete stanze dei partiti.

E questo vale per l’ospedale ma anche per il mercato coperto, per l’ubicazione del nuovo teatro ma anche per la destinazione degli edifici pubblici abbandonati, per le scelte sul traffico ma anche per gli investimenti sulle frazioni.

Limitarsi a far esprimere la cittadinanza solamente una volta ogni 5 anni, bombardandola di promesse che puntualmente non vengono mantenute, produce da un lato la disaffezione degli elettori, dall’altro lato inaridisce la democrazia stessa.

La campagna elettorale della sottoscritta intende basarsi, allo stesso modo del mio Gruppo consiliare che si è distinto a livello nazionale per varietà e qualità delle proposte effettuate nel corso della consiliatura, sullo spirito costruttivo e su progettualità nuove che necessitano di essere assentite da una cittadinanza protagonista, non marginalizzata dagli amministratori di turno.

 

                                                                                        La candidata Sindaca di Teramo

                                                                                           F.to   Maria Cristina MARRONI