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TERAMOFRAZIONEIl risultato più evidente, che questa tornata elettorale consegna alla storia civica teramana, è l’ormai compiuta sannicolesizzazione della città. Il responso elettorale, infatti, racconta di un centro storico “combattuto” tra Centrodestra e Centrosinistra, con un esito elettorale che avrebbe preteso un secondo turno, ma anche della più importante frazione teramana, che con il suo hinterland vale un terzo della forza elettorale, che invece ha chiaratamente scelto D’Alberto. Pur considerando l’importanza dell’apertura della CaFè, non può bastare quella a giustificare le percentuali bulgare. È vero, a San Nicoló non c’è neanche una striscia blu, ma non può essere questo il motivo. Sì, presto annunceranno l’ospedale a Piano d’Accio (addio promesse elettorali) ma anche questo non può spiegare il risultato. No, la verità è purtroppo un’altra, è l’evidenza di un modo vecchio e un po’ avvilente del fare politica, quello del porta a porta spinto che si traduce in una sorta di occupazione del territorio, in virtù della quale si porta il cittadino a considerare alla stregua di un privilegio anche quello che sarebbe un diritto, quale una passata di asfalto. Se poi, a questo, si aggiunge quel sistema un po’ paesano del vincolo amicale trasformato in pretesa di voto, ecco che una frazione (ai miei occhi assai malandata) si ritrova a tributare un plebiscito al Sindaco uscente o a votare altri per inerzia paesana, altrimenti non mi spiego il risultato della Falini, che resta, nella mia personale classifica, l’assessore meno utile dell’ultimo quarantennio di storia teramana. Ma ai sannicolesi evidentemente il suo lavoro è piaciuto, e l’hanno rivotata. E va a finire che ce la ritroveremo di nuovo assessora. 

Tant’è.

Gli elettori hanno sempre ragione, si usa dire, e chi vince comanda. A proposito di vittoria, colgo l’occasione per rammentare agli schiavi, ai servi stolti, ai leccaculo di provata esperienza, ai nuovi lacchè e ai caudatari, che non considero affatto una mia sconfitta l’esito di queste elezioni, così come non considerai una vittoria l’aver sostenuto D’Alberto cinque anni fa. 

Io racconto fatti, e li commento.

Non vinco e non perdo.

E continuerò a farlo, per il piacere di chi è in grado di comprendere quello che scrivo, e il dispiacere della squallida marmaglia leccaculante, che pur non comprendendo si avventura in commenti. Della barbarie alla quale, gli ultimi cinque anni, hanno condannato la nostra città, ho già scritto. 

Non mi ripeterò.

Anche perché, non ho tempo da perdere per curare un manipolo di analfabeti funzionali, che trovano in una tastiera l’unica compensazione al loro tristo destino.

No, non ho tempo.

Ho altro da fare: sta per nascere la nuova Giunta comunale… non voglio perdermi lo spettacolo del primo Governo del Sindaco di San Nicoló. 

ADAMO