L’economia è scienza suddivisa in settori e, alla base della piramide, c’è il settore primario costituito dall’agricoltura, senza la quale non solo non potrebbe esistere il settore secondario (costituito da industria, edilizia e artigianato), ma la stessa vita umana e la società non potrebbero sopravvivere.
Questa verità elementare sembra essersi smarrita nella mente della politica, la quale ha consentito che le condizioni di chi coltiva la terra e alleva gli animali peggiorassero di anno in anno.
Oggi ci troviamo di fronte ad una protesta del settore che coinvolge la maggior parte degli Stati europei, Italia e Abruzzo compresi: i trattori dilagano ovunque e pongono all’attenzione le condizioni inaccettabili che sono costretti a subire da troppo tempo.
L’aumento dei costi di produzione, il calo delle remunerazioni dei prodotti e le politiche europee sul settore agroalimentare sono i problemi principali che devono essere risolti.
La marginalizzazione dell’agricoltura non è recente: già il movimento dei forconi fra il 2011 e il 2013 fu espressione di un disagio profondo, ma anche il movimento dei gilet gialli fra il 2018 e il 2019 salì al centro delle cronache politiche.
Quella odierna, però, è una protesta molto più estesa, infatti dall’Olanda al Belgio, dalla Francia alla Germania, dall’Italia alla Spagna, dalla Polonia alla Romania si contesta il “Green Deal”, cioè le politiche ambientali europee e le ripercussioni sulla PAC (la Politica Agricola Comune) che impongono maggiori restrizioni, minori sussidi e maggiori costi di produzione dei prodotti della terra, nonostante permanga la concorrenza sleale delle Nazioni dalle quali importiamo prodotti alimentari (laddove non vi sono obblighi igienico-sanitari e di produzione).
Il movimento dei trattori cresce e si rafforza perché è trasversale, fondato su rivendicazioni concrete e condivisibili, giusto perché prende di mira il complesso delle politiche ambientali europee che finiscono per causare impoverimento, perdita di posti di lavoro, riduzione delle aziende, deprezzamento degli immobili (per gli obblighi di efficientamento energetico) e deprezzamento del parco veicolare (per le direttive in materia di motori termici).
Le sinistre sono schierate da tempo a favore della transizione ecologica e dell’immigrazione, ma la politica moderata e del buon senso chiede che ci si schieri a favore dei contadini e degli allevatori, perché da loro dipende la vita, il pane, il vino e l’olio, la carne e la frutta.
Gli agricoltori protestano soprattutto contro l’inflazione e l’aumento dei costi dell’energia: hanno ragione. Sostengono di non essere pagati a sufficienza e di dover sottostare a regolamentazioni eccessive e asfissianti: hanno ragione. Sono arrabbiati per la graduale eliminazione delle agevolazioni fiscali sul gasolio agricolo: occorre trovare una soluzione. Subiscono ritardi inaccettabili nel pagamento dei sussidi europei (il tempo medio è di 4 anni!) e subiscono parimenti la concorrenza delle importazioni più economiche: hanno buoni motivi da vendere.
Gli agricoltori contestano, in particolare, l’obbligo di destinare almeno il 4% dei terreni coltivabili a funzioni non produttive, l’obbligo di effettuare rotazioni delle colture e di ridurre l’uso di fertilizzanti di almeno il 20%, non vogliono che sia autorizzata la realizzazione degli impianti fotovoltaici sui campi coltivati.
Tutti i livelli di governo, e la Regione è protagonista della materia, sono chiamati a ripensare le misure sulla sostenibilità del settore agroalimentare, a tutelare di più e meglio il Made in Italy (attraverso la valorizzazione delle filiere locali), a non consentire l’aumento del prezzo del gasolio, a rendere il settore agricolo più competitivo rispetto alle importazioni, sostenendolo con ogni mezzo possibile, tutelando le risorse idriche e con una lotta mirata contro i cinghiali.
Il sottoscritto e la Lista “Noi Moderati” sono schierati senza se e senza ma con gli agricoltori, con chi ci dà da mangiare, con i lavoratori che si alzano presto al mattino e si spaccano la schiena ogni giorno per mandare avanti il nostro Paese.
A tutti loro va il nostro grazie, il nostro supporto, il nostro impegno per semplificare il loro lavoro, aumentare i loro redditi, ridurre la burocrazia e far crescere l’economia italiana, perché l’interesse dei coltivatori e degli allevatori coincide con l’interesse dei consumatori e di tutta la comunità.
Il Candidato Consigliere Regionale
Dodo Di Sabatino