La Riserva del Borsacchio sta diventando quello che non dovrebbe mai essere: un punto di rottura tra i tanti, legittimi, portatori d'interesse. Non era possibile continuare a pensare che un'area come quella, oltre mille ettari tra Cologna Spiaggia, Roseto degli Abruzzi e Montepagano, potesse essere inibita per sempre a una forma di agricoltura moderna. La riperimetrazione attuata dalla Regione Abruzzo va incontro alle istanze degli agricoltori, ma non annulla la Riserva. Ne limita i confini, certo, però mette finalmente in moto quei meccanismi di reale valorizzazione dell'area che, dalla sua istituzione ad oggi, era un'incompiuta. I vecchi vincoli rendevano letteralmente impossibile ristrutturare in modo efficiente un casale, creare i presupposti per un’agricoltura moderna ed economicamente sostenibile. Gli agricoltori erano senza strutture di servizio, cantine, stalle e laboratori e, conti alla mano, svolgevano un'attività a basso reddito. Più basso di quello degli altri agricoltori che, oramai da un mese, stanno protestando in Italia, in Francia e in altri stati europei perché non riescono a tirare avanti. L'eco di quelle proteste dà ulteriore forza all'azione intrapresa dalla Regione, più volte negli anni caldeggiata dalla popolazione. Gli ambientalisti, che vanno comunque ascoltati, ne prendano atto. L'Abruzzo è una terra dove le attività economiche possono coesistere con la natura, salvo creare i presupposti affinché ciò avvenga. Uno dei problemi dell'eccessiva estensione della Riserva del Borsacchio era lo spopolamento, soprattutto di giovani. Non possiamo permettercelo! Anche perché lo spopolamento viene a far mancare il controllo del territorio e favorisce l'abusivismo e il proliferare di discariche abusive, che danneggiano proprio la Riserva. L'auspicio è che si apra un terreno di costruttivo confronto per il bene dell'intera area la cui sopravvivenza non può prescindere da un'agricoltura economicamente sostenibile.
Eliseo Iannini, Forza Italia
Candidato alle Europee