E’ stato un vero e proprio “agguato” giornalistico in diretta, quello portato questa mattina dalle telecamere di Rai 3 (la rete tradizionalmente più vicina alla sinistra) al presidente della Regione Abruzzo. Gli inviati di Agorà, infatti, hanno atteso l’uscita del presidente dal casa sua a Pescara, per dimostrare che Marsilio sia realmente residente in Abruzzo e non sia, come sostengono i leader del Campo largo (Schlein e Conte su tutti) un presidente in smart working, che vive a Roma e viene in Abruzzo solo di rado.
A parte il “siparietto” anche simpatico, con l’inviato Rai che pungolava il presidente, quella di questa mattina è una pagina tristissima per la politica. Per la politica, perché se il tema “cardine” di una campagna elettorale è la residenza di un politico e non le sue capacità, la sua onestà, la sua visione, allora vuol dire che è stato raschiato il fondo del barile, anzi: che non c’è più neanche il barile. E se poi si pensa che queste polemiche da bar dello sport vengono, paradossalmente, da quella stessa parte politica che volle - con l’allora ministro Franceschini, del PD - la nomina di direttori stranieri nei maggiori musei italiani, scatenando polemiche, alle quali quella stessa sinistra rispose rivendicando il merito di una scelta di qualità. In politica, però, vale l’anagrafe. Quando Elly Schlein venne a Teramo, fummo testimoni di una straordinaria controlettura del reale: la segretaria di un paritito italiano, nata, in Svizzera, che davanti al Sindaco di Teramo, nato in Calabria, accusava il presidente della Regione Abruzzo di essere nato a Roma. E pensare che il primo presidente della Regione Abruzzo, Ugo Crescenzi… era di San Benedetto del Tronto.
Alle telecamere di Rai Tre, poi, Marsilio ha voluto rispondere con una suo video, che si chiude con un eloquente invito alla Schlein: «Vatt’ a durmì».
Se di una prova di abruzzesità c’era bisogno…