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TEATRONUOVONel mio settore professionale -l'Alta Formazione Artistica e Musicale, per brevità AFAM- vige una vecchia diceria, al momento in cui un giovane docente sale in cattedra e deve scegliere la sua sede di lavoro (gli Istituti AFAM italiani hanno una sede in quasi tutte le province italiane, ma non in tutte).
"Speriamo tu non finisca a Foggia o a Potenza, che sono le due più brutte città tra quelle sede di Conservatorio".
La forza del pregiudizio.

Ho lavorato un anno a Foggia, sto lavorando in questo periodo spesso a Potenza.

Città deliziose, centri storici ben tenuti -soprattutto a Potenza-, una vita artistica e musicale di prim'ordine.

Ma soprattutto, in entrambi i casi, la prima volta che sono andato in città, il/la collega che mi ha accolto mi ha portato a vedere
IL TEATRO, quasi come manifestazione di orgoglio cittadino.

A Foggia il Teatro "Umberto Giordano" (Teatro a ferro di Cavallo, 1829, 470 posti).

A Potenza il Teatro "Francesco Stabile" (un San Carlo in miniatura, 1881, circa 400 posti).

Se un musicista, un artista, viene a prendere servizio a Teramo cosa gli facciamo vedere?

Un ex-Cinema ove ogni ammirevole sforzo svolto dai vari soggetti che se ne sono occupati nel tempo non ha potuto stravolgere la realtà di una acustica e di una logistica inadatte?

Non voglio riaprire la polemica sul perché e percome decenni fa si preferí, caso più unico che raro, demolire un Teatro all'italiana per avere in cambio Cinema e Standa.

La vergogna sta però proprio nei decenni che tutti noi teramani abbiamo buttato senza prevedere o provvedere ad una ricostruzione.
Una ricostruzione nella linea anche del coraggio di scegliere, anche in modo innovativo.
Come hanno fatto venti anni fa a Bolzano, dove sono stato poche settimane fa invitato alle finali del Concorso "Busoni", con una architettura "dirompente" in centro città.

(A Bolzano c'è unTeatro Comunale da 714 posti (800 se non vi è l'Orchestra in buca), datato 1999, Architetto Marco Zanuso.
Con in più una sala ulteriore di oltre 200 posti. )

Il Teatro è, da sempre, il collante di una città.
In particolare nei centri medio/piccoli.

Il Teatro sta nel centro della città, come nel centro della città stanno il Municipio, la Prefettura, la Cattedrale.

Il Teatro (con la T maiuscola) è la linfa vitale della vita intellettuale della città e del territorio.
Lo sanno benissimo ad Atri dove, anche grazie alla particolare situazione del bar-ingresso, il Teatro É il fulcro della città.
E lo sanno a Chieti, a Ortona, a Ascoli, a Fermo, e meglio fermarsi qui per non piangere.

Leggo che nel megaprogetto dell'Università relativo all'ex-psichiatrico sarebbe prevista una struttura da 500 posti.
Uso il termine "struttura" perché in qualche resoconto ho letto la parola "Teatro" in altri "Aula Magna".
Non vorrei fossimo di fronte a qualcosa che poi andremo a scoprire che "Teatro" non sarà, nel senso che non presenti quelle caratteristiche logistiche e/o acustiche necessarie per determinati spettacoli.

Resta il fatto che un Teatro dovrebbe essere del Comune, dovrebbe essere "res publica" e non di altri.
Perché la pluralità delle scelte culturali, la centralità territoriale, l'accesso come artista o come pubblico viene garantito dalle Istituzioni, e non da altri soggetti, per quanti nobili intenti abbiano.

Le domande sono tante.

Si realizzerà davvero questa struttura, e se sarà realizzata sarà davvero un Teatro?

Se Teatro fosse, questa città, a partire dall' Amministrazione ma a partire dai cittadini, avrà le palle di dire "è nostro, è di tutti, e non di altri"?

A un Sindaco e a un'Amministrazione "nuova", che ha davanti a sé quasi quattro anni ( e spero per loro 9) di gestione della città faccio una domanda semplice semplice:

Ce la fate (ce la facciamo) a uscire dal piccolo cabotaggio delle scelte obbligate o appaltate o delegate, di una comunità che si ritrova nell' Aperistreet o nel World food e non nella sua identità culturale di una città nobile?

Ce la facciamo a volare alto, a fare ricordare un'Amministrazione non solo perché ha gestito, ma perché HA PENSATO, HA SOGNATO, HA CERCATO?

Ce la facciamo a pensare a un Teatro moderno ( perché l'antico non si può più riavere purtroppo), in centro, fulcro della città, magari innovativo nell'architettura, opera di un nome di prestigio che porti il proprio prestigio alla città ma anche ne abbia luce riflessa?

Insomma, ci vogliamo provare a VIVERE e non solo a sopravvivere?

Piero Di Egidio

PIERODIEGIDIO