C’eravamo lasciati con Morra che urlava al telefono “Na fèmmene, nu att’, na pàbbere e nu puèrche fàscene reveldà nu paìse”. C’eravamo lasciati con le indiscrezioni che lo vorrebbero preoccupato, affamato, assonnato, stanco, ma soprattutto disgustato. Ma dunque è vero che Morra vorrebbe ritirarsi da queste elezioni ? E perché ?
Intanto Luca Piotta de Torquemada, possessore del bene e del giusto, unico detentore delle verità, noto profeta ghandiano e gran visir della nuova Teramo, scatena sul suo anatema su noi poveri cronisti mortali, semplici servitori di ciò che vediamo e impartisce regole su ciò che si può scrivere e ciò che va censurato, stabiliste le nuove norme della convivenza civile a Teramo, dove non c’è più spazio per la libertà di pensiero. Illuministi, tapini e mentecatti a Certastampa che, distratti o arroganti, non gli hanno sottoposto in censura preventiva i miei modesti scritti. Brutti e modesti. Ma liberi. Da persona libera. Con la libertà di chi sa che NESSUNO può alzarsi a scrivere o dire “Ti abbiamo dato”. Oddio quant’è bell campare con i concerti di Roger Waters, Jovanotti, Vasco, Pearl Jam, Pfm, U2. E avere solo gli epicurei di Certastampa come unici giudici in grado di dirmi quando, e se, scrivere o no.
Ma lasciamo i sofisti un tanto al chilo. C’eravamo lasciati con le indiscrezioni che vorrebbero Morra preoccupato, affamato, assonnato, stanco, ma soprattutto disgustato. Ma dunque è vero che Morra vorrebbe ritirarsi da queste elezioni ? E perché ?
Una presa di coscienza evangelica dopo che Adinolfi gli ha sussurrato “Matteo 7,6. 12-14 non dare le perle ai porci”. Un colpo di dignità durante una riunione delle liste visto chi si trova accanto ? Stupratori del commercio e del Corso; i violentatori delle periferie; i distruttori della Villa; i modellisti dell’Ipogeo allagato e della Gammarana tradita; gli ignoranti della cultura annichilita prima e azzerata dopo secondo il metodo nazista dell’annientamento scientifico del nemico; quelli del Capodanno e dei 50mila euro (nostri) che aspettano chiarimento; quelli del bellissimo spazio del Parco della Scienza per troppi anni abbandonato a latrina di periferia, cialtroni che solo per questo meriterebbero i ceppi ai piedi; quelli che hanno abbandonato il bellissimo lungofiume ridotto per lunghi tratti a discarica per incivili (da incatenare vicino ai nidi di zanzare);
O sono gli incubi notturni a consigliare Morra ? Quelli che lo perseguitano da quando si è trovato solo in auto con Micio che gli diceva “A me almeno 7 posti, 3 poltrone, 5 uscieri e 4 portaborse” con il dito a movenza stile Berlusconi; Homer che bofonchiava “sono sempre io il Re, il maschio dominante. Io comando, tu non sei nessuno. Io comando” strillando e barcollando a mo di crisi epilettica ; Canzio che urlava “Nghè, nghù, lu cazz che te frech, j’ so la cultur”
Certo a sollevargli dubbi e perplessità anche tutte ‘ste visite inutili che gli sframicano i testicoli. Se, mentre si recava all’incontro con Adinolfi lo si è sentito ripetere “Sorte de tremone, t’agghia squaccià ‘a chepe” il camerata Benito riferisce che nella assemblea generale di Forza Italia, tutta la platea di 7 persone, lo avrebbe sentito lamentarsi durante l’intervento di Gatti e ripetere a voce bassa “T’agghia sfraganà, t’agghia magnà ‘u còre, t’agghia spetazzà, t’agghia ròmpe l’òssere, t’agghia fa l’òssere cùme nu sàcche de nùce” e certo questo non gli fa bene alla salute.
Poi una giornata movimentata lo ha travolto anche nel giorno della Meloni. Prima difficoltà all’arrivo della Meloni a Teramo, con l’incontro iniziato con forte ritardo a causa della difficoltà della segretaria di far passare l’attuale culo nel portone della sala polifunzionale. Visto il rumoreggiare della platea di camerati indiavoltati che intonavano "Sieg Heil" e cantavano “In alto i cuori” il mite Morra palesemente indispettito per i calci sferrati dalla scorta per forzare l’ingresso della Giorgia in sala, si è lasciato andare a un tiepido “Scofanat! Uàuà. Si larg’ com nu cofan” ma, poi, planando sopra boschi di braccia tese è entrato in sala e ha riacquistato il sorriso.
Ma altra dura prova per l’arrivo della Sig.ra Rauti. Il nome non lo ricordo. Ma non importa. Non importa a nessuno. Morra ha dovuto far finta di sapere chi fosse questa persona triste e grigia che di buono ha avuto solo un grande padre e un buon marito. Anche a questa signora, oggi senatrice a spese del popolo senza aver mai combinato ‘na mazza, vicina al “popolo della famiglia, della preghiera e delle vergini” sembra abbia indirizzato con gli occhi dei saluti tipo “Uàuà, trmon, scassàte chiàveche, vaffammòche mocck’ a citammuert, stramuert e malmuert” . Ovvio che dopo gli viene la gastrite e si sente male.
Altra prova durissima è stato scoprire che attorno a Teramo esistano paesini e frazioni tipo Sant’Atto, Viola, Sciusciano, Cannelli, Caprafico. E far finta che la cosa lo interessi. Lui si era fermata a Villa vomano perché vi sostano i pulmann della Staur. Ma scoprire questo mondo dove non era mai stato, dover far finta che conosce i problemi delle frazioni, questo ripetere promesse stile Homer che lo fanno così simile a Miao e Mauro, gli agitano l’anima e lo rendono triste.
Ma, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e pare che stia spingendo Morra al ritiro della candidatura, è stato scoprire che nel suo comitato si nascondono dei traditori che gli hanno clonato il sito face book e fatto affiggere un manifesto palesemente denigratorio. Vabbè Morra non è bello. E va bene. Ma non è così brutto. Eddai! Basterebbe photoshopparlo come fanno con la Meloni. Negli incontri gli fanno trovare Carlo Taraschi e il redivivo Benigno D’Orazio per togliergli voti. Questo è scorretto. Al temine dell’incontro con la Lega è stato contestato. Aveva parlato in italiano. I presenti non avevano capito niente. Specialmente il Missino, Dipietrista, Travaglista, forcaiolo Petrella si è lamentato per non aver gridato con lui “Negher fora, a cas lur”. Prima dell’incontro con Adinolfi gli hanno fatto bere 7 caffè per non farlo dormire, ma erano doppi e dopo è stato male. Non per il caffè ma per i presenti. Nel bar del romantico borgo di Caprafico non gli hanno fatto trovare neppure una sedia che pure 60 anni non sono pochi ed è andato via bofocchiando “Fancul tremon” . A Villa Mosca lo hanno accolto da trionfatore. Poi i presenti hanno scoperto che non era il campione di bocce che attendevano. E allora a lui hanno detto ““Fancul tremon”. Questo è stato davvero troppo.
Leo Nodari