Oggi 2 giugno, è la festa della Repubblica. 72° Anniversario della fondazione della Repubblica italiana Una occasione per rendere omaggio ai tanti caduti lungo il difficile e sofferto cammino del nostro Paese verso la libertà e la democrazia, e per rinsaldare il senso di appartenenza nazionale e l’importanza di essere parte attiva e costruttiva di una comunità territoriale.
Ma a Teramo, a pochi giorni di un voto importante, questo senso di appartenenza non si avverte. Indifferenza. Tragedie. Malapolitica. Servi leccaculo. Corrotti. Incapaci. Teramo è alla soglia di un drammatico tramonto: a pensarci bene vengono le vertigini, le lacrime, lo sconforto, la rabbia. Prevale in maniera evidente il senso di inadeguatezza della classe politica che ha mal amministrato la nostra città in questi anni di fronte ai venti della storia che hanno spinto Teramo là dove nessuno aveva previsto. Nel territorio infido e pericoloso della crisi del mondo del lavoro e del commercio, con numeri ben oltre il contesto nazionale, addirittura numeri drammatici, tra le pieghe della povertà. Non vi è candidato Sindaco, tra i tanti perfetti sconosciuti, tra i tanti che fino a ieri hanno pensato solo ai fatti propri e che da domani scompariranno davanti agli impegni, che pur sapendo di perdere e fare colossali figure di merda non vogliono perdere questa occasione per un lumicino di notorietà. Non c’è uomo pubblico che non ne parli, ma la situazione, invece di migliorare, sta peggiorando di giorno in giorno, anche perché le risposte date e fornibili sono del tutto inadeguate e tutte celate dietro il paravento lacero della crisi .
Ma non è così. Vi conosciamo mascherine! L’impermeabilità dei pochi partiti rimasti, l’inconsistenza dei “civici” alla ricerca di un leader che non c’è, dimostra la sostanziale incomprensione delle cause che sono alle radici del problema: quella che si sta vivendo in città non è solo una crisi economica ma prima ancora etica e culturale. La classe politica teramana - che in gran parte si ripresenta con una facce toste ingiudicabili quasi che non fosse successo niente, come se non ci fossero stati i guasti cui abbiamo assistito - da troppi anni ha abbracciato la politique d’abord, ossia un modello di semplice amministrazione del presente, espungendo di fatto il futuro dalla propria considerazione. La “presentificazione” del politico è diventata il progetto, senza grandi distinzioni tra centrodestra e centrosinistra. Ed è ancora oggi questo il progetto. Una pezza qua, togli la tassa là, metti na luce qua, na fontanella su, un pezzetto di asfalto a destra, aggiusta il Corso a sinistra. Dimostrando se ce ne fosse ancora bisogno di non aver capito nulla di ciò che sta accadendo in una città che ha perso amore, rispetto, personalità. Identità. Cultura.
E’ vero che l'inadeguatezza dell’amministrazione “brutti” in primo luogo affonda le radici nell’esiguità delle risorse culturali dei suoi gestori e nella minoranza tafazziana oppressa da depressione cronica. Politici che hanno dimostrato di essere privi persino della speranza di costruire un futuro diverso. Oltre che nell'idea privatistica della politica. Ma l'inappropriatezza dei brutti & company si è manifestata soprattutto nell'incapacità di pensare e agire politicamente , di amministrare guardando al futuro, mirando un obiettivo. E questa pecca si sta sprigionando in tutta la sua evidenza in queste ore. Teramo è una città che non sa dove andare. Che ha perso la bussola prima dei capitani della nave. Teramo è ferma di fronte alle decisioni difficili e impellenti, di fronte alla sfida degli eventi. Lasciandosi trascinare dagli eventi senza cercare di indirizzarli, tra una bugia e una promessa, tra un voltagabbana e un arrivista, tra candidati beoni e panini con la porchetta, tra una giacca a rate e un sorriso finto in tv.
L’eco della domanda “che fare?” risuona in pazza Martiri e tra le vie, ma resta finora senza risposta. Un silenzio che assume un profilo drammatico, facendo da cassa di risonanza all’emergere della rabbia annidata nel sottosuolo.
In questo giorno di festa ho la speranza che i cittadini il 10 giugno sapranno riconoscere i colpevoli del disastro e li condanneranno. Sapranno riflettere e scegliere. Avranno un colpo di dignità e sceglieranno i migliori. Giovani. Preparati. Motivati. Vogliosi di fare per il bene collettivo. Sono convinto che i cittadini sapranno riconoscere ed elimineranno il marcio. Poi mi sveglio.
Leo Nodari