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RETTOREDAMICOMagnifico! Dino Mastrocola è il nuovo Rettore dell’Università di Teramo. Ha vinto alla grande una sfida per nulla scontata. E’ ha vinto con lui Luciano D’Amico. Hanno vinto contro chi vuole l’Università chiusa e blindata a Colleparco. Hanno vinto contro i baroni di un tempo, contro i nipoti dei cognati dei fratelli dei cugini della corrotta balena bianca. Hanno vinto contro i mediocri. Hanno vinto contro i tristi, le persone spente che vogliono una università spenta e una città grigia. Hanno vinto contro i raccomandati assunti in base al leccaculismo del tempo che fu – e ancora c’è - e che per anni hanno bivaccato nella loro vita grigia abituati a gestire la polvere degli scaffali. Hanno vinto contro gli “anonimi” , quelli dalla vita anonima che infamano la gente per far finta di essere vivi, quelli che mandano lettere anonime perché della loro faccia come il culo si vergognano. Hanno vinto contro i docenti che non si trovano mai. E ancora c’è molto da fare. Quelli che si portavano i giornali da casa. I rettori del tipo “Ma chi è Marco Travaglio?”. Sono felice per il Prof. Mastrocola, gran bella persona. Ma ancor di più per Luciano D’Amico che si è tolto ieri sera solo la prima di una serie di soddisfazioni. La prossima è a seguire. Il risultato di ieri sera chiarisce in modo inequivocabile da che parte sono i docenti, dipendenti e studenti dell’Università. Qual è in ruolo dell’Università in città e da che parte deve andare l’Università. La vittoria chiarisce che l’Università vuole essere aperta, collaborativa, disponibile, un valore aggiunto della città e fondamentale per la città. Ora sappiamo che l’ università potrà aiutare ancora la città, il suo territorio ad affrontare le sfide che emergeranno nei prossimi anni puntando sui giovani, la cultura, sull’innovazione e la ricerca, e coinvolgendo, di riflesso in modo positivo il territorio. La vittoria di Mastrocola, il riconoscimento del ruolo di D’Amico anche all’interno dell’Università sono un risultato importante anche per il prossimo sindaco. Essere una città universitaria non significa semplicemente ospitare un’università, ma sentire la stessa come un’identità su cui fondare la propria capacità rigenerativa urbana, sociale, ed economica. È importante progettare in chiave strategica e amministrativa il rapporto tra luogo che produce conoscenza, l’università, e luogo che la ospita, la città. Tali luoghi devono necessariamente interagire. Entrambi traggono beneficio dai risultati che derivano dalla loro azione congiunta: economici per la città, nuovi orizzonti scientifici per l’università. Il contributo dell’università non si limita solo al campo dell’innovazione culturale e scientifica, investe anche ambiti diversi come la partecipazione alla promozione del territorio e da questo si innesca una spinta propulsiva verso un nuovo livello di costruzione di identità urbana basata sulle nuove esigenze. Il rapporto tra la città e la sua università non può essere, perciò, sporadico ed estemporaneo, deve essere necessariamente supportato da mirate scelte logistiche in grado di attrezzare il territorio con le necessarie infrastrutture. In tale ottica l’Università con Luciano D’Amico ha acquisito un ruolo sempre più importante.
Nonostante tutto rimangono ancora irrisolti molti aspetti. E del resto le problematiche sono molte e per questo è di fondamentale importanza che la futura squadra di governo della città imposti una stretta e forte simbiosi con l’Università, perché se l’obiettivo è quello di far crescere la città è inevitabile che si rifletta sull’ampio spettro di opportunità di crescita che la presenza di una università può offrire. La pianificazione mirata dello sviluppo di intere porzioni di territorio cittadino in tale ottica, deve costituire occasione per la creazione di nuovi paesaggi urbani culturali (biblioteche, luoghi di ritrovo aperti, parchi urbani, impianti sportivi) che inevitabilmente migliorerebbero gli standard di vita nella città. La creazione di paesaggi urbani culturali, oltre a favorire un avvicinamento tra la città e la sua università, favorirebbe anche il coinvolgimento di attori quale parte di cittadinanza attiva. La fruizione di tali spazi porterebbe alla nascita di un rapporto complementare tra cittadini e università, un co-working facendo scaturire a sua volta nuove sinergie e nuove relazioni sociali ed urbane. Esempi di questo tipo ne esistono molti. L’università può quindi rappresentare un motore importante per un territorio, vista la sua capacità di innescare quelle politiche urbane e regionali in grado di far discutere e definire nuovi modelli di sviluppo urbano per la città, stimolando la nascita di una nuova coscienza di Governance territoriale. Solo così si può dare maggiore forza ai tre obiettivi per cui l’università ha la sua missione: il territorio, il sapere e la società - ma incarnati non solo nelle persone che l’università la fanno vivere tutti i giorni, ma anche dalla comunità che la ospita, in modo che finalmente si faccia strada l’idea di una università al servizio della collettività, come fattore primario del paesaggio umano e come fattore di una crescita delle attrattività del territorio.  Per il momento Mastrocola, D’Amico e la loro squadra si godano la vittoria. C’è tempo e modo per riparlarne .

Leo Nodari

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