Come tutti quelli che hanno giocato nel campetto naturale tra gli alberi della Madonna delle Grazie, come tutti quelli che hanno cercato le ragazze sulle giostre, come tutti quelli che uscivano solo in quei primi giorni di luglio, come tutti i teramani sono molto molto legato alla festività della Madonna delle Grazie. La fede viene dopo. Ma c’entra eccome.
Sarà per questo che mi sono sentito ferito, avvilito, mortificato quando, come se non fosse niente, come se non fosse importante, è stata emessa una ordinanza di chiusura per la chiesa della Madonna delle Grazie. A sorpresa, e proprio mentre nella zona erano già state installate le giostre e fervono i preparativi per gli appuntamenti religiosi e laici che preparano alla festa del 2 luglio dedicata alla compatrona di Teramo. Massimo rispetto per la decisione, presa dal Commissario straordinario Luigi Pizzi, sulla base di una relazione tecnica, ricevuta dalla Prefettura di Teramo per le vie brevi, redatta dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo, trasmessa l'altro ieri. La relazione, scritta in seguito ad un sopralluogo effettuato nella Chiesa dai tecnici del Ministero mette in luce diverse problematiche connesse alla sicurezza dell'edificio. Ma, come è stato chiuso ora il Santuario della Madonna delle Grazie riapre dopo un’altra relazione che attribuisce al Santuario l’esito di “Parzialmente Agibile” con la precisazione che la zona dell’abside rimane invece interdetta. Forse i burocrati potevano pensarci meglio ma tant’è. Non è tempo di polemiche, bastano quelle sollevate dal popolo contro chi, forse senza la dovuta accuratezza ha violato le aspettative della gente. Ora il Santuario è aperto e i teramani potranno andare anche quest’anno ad onorare la Madonna, da sempre al centro della devozione popolare, simbolo della cultura religiosa e della pietà, faro dell’azione pastorale, monumento della fede come l’immagine del santuario. La città potrà andare da Maria, la donna che ha conosciuto la sofferenza, a cui tutti noi ci siamo rivolti in special modo nei momenti in cui la natura ha manifestato tutta la sua potenza - come purtroppo è accaduto in quei mesi terribili e drammatici anche per il nostro territorio e per ognuno di noi . La gente, senza distinzione, potrà andare a chinare il capo davanti a colei che è stata rifugio di noi tutti quando tutto vacilla in seguito al crollo delle proprie umane certezze e si sente mancare la terra sotto ai piedi. Ecco, anche e soprattutto in quei momenti, tutti i teramani hanno alzato lo sguardo verso la nostra Madonna e rivolto una preghiera alla Vergine delle Grazie. Questa festa rappresenta un fiore all’occhiello per la nostra città, attenta alle proprie tradizioni e desiderosa di mantenerle vive e praticate, ed è una vera pietra miliare per chi vuole conoscere e approfondire l’identità del popolo teramano e il forte legame che lo unisce alla Vergine Maria.
Tutto ciò mi sembra molto bello e molto importante, perché nell’epoca del progresso tecnico e di quella cultura orientata forse troppo spesso ciecamente ad una frenetica e costante crescita economica, penso che sia doveroso, seppur nel mio piccolo, provare a svolgere un’azione di preservazione e valorizzazione della preziosa identità culturale, delle tradizioni e dei valori che hanno accomunato la vita nel nostro territorio. Altrettanto basilare è per me l’idea di preservare il nostro paesaggio unico, qui inteso però non solo da un punto di vista naturalistico ma anche come luogo della memoria delle vite trascorse dei “nostri vecchi”. La perdita della memoria, delle lingue dialettali, la mancata attenzione verso le tradizioni locali (sedimentati in leggende, nomi, riti, calendari, saghe, canti, ordinamenti urbanistici, figurazioni della morte) o dei lavori tipici, rischia di far dissolvere il trascorso di queste terre perdendo così un tesoro culturale immenso.
Senza volere ovviamente alimentare anacronistiche nostalgie di un passato ormai trascorso, ma in un mondo che sta attraversando un periodo di profonda recessione e nel quale la gente probabilmente mai come prima si interroga sull’importanza di certi valori moderni, ci pare che il ricordo della tradizione e di semplici e genuini valori, possa rimanere una sorgente vitale di senso e di spirito per uno sviluppo più equilibrato della nostra società.
Tutto questo anche con l’auspicio di una riscoperta di un “turismo a km 0” che possa far apprezzare i nostri preziosi tesori storici, culturali, gastronomici e naturalistici che magari non sappiamo di possedere ragionevolmente a portata di mano delle nostre città nella quali invece viviamo tutti i giorni avvolti da una costante indifferenza.
Noi teramani amiamo i nostri territori, in cui siamo cresciuti, amiamo queste zone che sentiamo vive dentro di noi e parte di noi; vorremmo poter pensare che, da oggi, possano diventare un pochino più apprezzate. Quando una città perde il contatto col suo passato, con le sue radici, quando perde l'orgoglio della sua storia, della sua cultura, decade rapidamente, smette di pensare, di creare e svanisce. È quanto sta succedendo a noi. Forse la Madonna potrà illuminare il nuovo Sindaco visto che non lo ha fatto con l’ultimo. Pregherò per questo.
Leo Nodari