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gianguisindacoE’ finito il tempo per ipotizzare numeri e percentuali. Finalmente c’è una risposta ed è in controtendenza nazionale. I teramani hanno scelto Gianguido D’Alberto come prossimo Sindaco di Teramo. Viva il nuovo Sindaco. Ci sarà tempo e modo per le analisi di cause, origini, ragioni e prospettive di quanto accaduto. Oggi diamo un segno di speranza: dopo Brucchi, D’Alberto farà certamente meglio. Un consiglio comunale nuovo, una maggioranza forte, senza i giochini di Di Dalmazio & co, senza il peso di Gatti, senza Chiodi, senza Dodo Di Sabatino, senza i condizionamenti forti di chi vede la politica come un affare, a cominciare dalla “ricostruzione”, una giunta nuova con persone più motivate e preparate, gli consentiranno di chiudere alcune vicende annose e di dare luce e slancio alla città che ne ha un gran bisogno. Diciamolo, la vittoria di Gianguido segna la netta discontinuità che da queste colonne abbiamo auspicato ed è un bel segnale di speranza. Il disastro dell'amministrazione Brucchi, l’arroganza di alcuni amministratori del passato, l’ignoranza gretta e palese di alcune figure forti del modello Teramo, la catastrofica gestione delle dimissioni della vecchia giunta, l'insofferenza verso le tante promesse mancate, le vessazioni subite dai teramani hanno pesato sulla valutazione come noi ci aspettavamo. Poi la figura giovane e preparata di D’Alberto ha fatto il resto, è stata ritenuta ragione valida per cambiare. Lo stoico D’Alberto con la sua tranquillità ha saputo sfoderare una capacità persuasiva sufficiente per mettere molte pezze a colori ai suoi sostenitori. È stata una sfida slow, giocata sul filo della correttezza, per alcuni persino troppo “politicamente corretta”. Questo può aver giovato a D’Alberto che era il candidato più debole al primo turno. Fondamentale per lui è stata la capacità di organizzare una campagna elettorale con molti volti nuovi. Magari non eletti ma comunque partecipi. Impegnati. Eletti e non. Giovani. Donne. Belle intelligenze. Una linea “green” erudita, accademica, più allegra e più simpatica degli avversari, che gli ha dato forza. La chiave di lettura di tutto questo ha diverse risposte. Ne parleremo. Oggi conta una sola cosa: in democrazia le scelte dei votanti vanno rispettate. Sempre.
Un applauso va anche a Giando Morra che ha fatto ciò che poteva. Ma dopo Brucchi e con il fiato di Gatti sul collo non era facile.
Poi troppi depressi, antipatici, frustrati e viziati, che da anni vivono la città come “cosa loro”, troppi possibili assessori che si ostinano a non vivere la strada, a non vivere nulla della città, per poi uscire una volta, una tantum, fare un popolicidio in nome di una presenta superiorità del cervello contro la pancia, e tornarsene a casa. Diciamolo, troppi figuri ambigui circondavano Morra per poter vincere. Troppa fastidiosa arroganza nella possibile maggioranza di Morra.  La stessa che abbiamo già conosciuto.
Ritenere di poter chiudere il passato di Brucchi dietro un paravento, ciò che ha rappresentato il passato per la città, non è bastato, e le truppe cammellate di Gatti – ridottesi a asinelli che lo mettono a rischio per la Regione - non sono state più forte di tutto. Gatti non è stato più forte del passato. Ora Gianguido dovrà dimostrare, e nel minor tempo possibile, di essere indipendente nelle scelte a cominciare da una giunta forte, di avere le capacità di mantenere le promesse fatte ai teramani, di fare scelte trasparenti, di essere ciò che Brucchi non è stato: il Sindaco di tutti. L'onestà personale non potrà bastare.

Leo Nodari

leonodarirubri