La critica aspra e ingiusta vomitata sull’Accademia della cucina teramana, sui suoi dirigenti, cuochi, collaboratori, location, sul tempo cattivo, sul dito, sul piede, sul cappello, sul grembiule, sui capelli, sul freddo, sulle forchette, sull’Università, sul Rettore, su Annarita, su Marco, sulle nuvole, contro i piccioni che volavano, contro l’autunno, sul programma, contro la Rai e il canone e su tutto il creato e che iddio li fulmini non mi è piaciuta. Era troppo acida per essere disinteressata, libera e onesta. E, come si sa, l’acido con la cucina mal si combina e quando è troppo “sguasta”. Vi stà sui coglioni l’”Accademia” ? Ci sta. Ci mancherebbe. Penso comunque che sopravviveranno al giudizio feroce. Anzi ben vengano le critiche che rendono più forti i gruppi, più coesi, più consapevoli. Conoscete qualcuno che è simpatico e benvoluto da tutti ? Non condividete i metodi della dirigenza dell’Accademia ? Cambiatela. O fatene un’altra. Se siete capaci. Ma non confondete la vostra antipatia palese con un giudizio autorevole e una serena critica sopra delle parti. Che sempre ci sta. A parte la grammatica ubriaca e la sintassi inventata sul momento, la critica espressa è stata talmente fuori posto e luogo da costringermi a fermarmi un attimo e provare a dire la mia da umile cuciniere e fantastico pasticcere. E poi, lo ammetto, soprattutto c’è un motivo che mi porta alla replica, e ve lo dico così non lo fate più, c’è una cosa che non dovete mai fare su “Certastampa”… non toccatemi Teramo e non toccatemi la regina, non toccate e neppure sfiorate con un pensiero malvagio l’icona, l’alfa e l’omega della cucina teramana: la scrippella.
La scrippella è come la donna, si sogna, si desidera, si assapora ancora prima di averla, si guarda come un fiore, si inala il suo profumo, si sfiora, si lecca vogliosi, si degusta con avidità. La scrippella si ama. Chi odia, chi straparla, chi invidia, chi maledice, chi vomita invidia, chi guasta con il tocco acido ciò che tocca non può e non deve parlare della scrippella. Pena l’apertura del vaso di pandora teramano con lo svelamento dei segretucci che è invece bene conservare ben chiusi.
E dunque dico grazie a chi ha portato la Rai a Teramo (e Atri), a chi si è dato da fare, a chi ha fatto qualcosa invece di limitarsi a maledire. Potevano fare meglio ? Può dirlo solo chi fa meglio non chi si limita a chiacchierare. Certo all’Università potevano pensare ad un cucchiaio, ma davvero sarà la forchetta a “provocare la distruzione culturale ed economica di Teramo”? Ma non fate ridere i polli. Non sarà invece questo delirio fedriano che porta a criticare tutto e tutti, uva in alto compresa, non saranno i giudizi negativi a giorni alterni secondo la propria esclusiva convenienza di chi non muove un dito per la comunità, ad aver bloccato Teramo su posizioni arretrate? E una Università si giudica davvero dal pollicione santo e benedetto delle mani sante e benedette di Annarita…”che potrebbe sfiorare il brodo”? Mi chiedo se è uno scherzo o se in certi casi, per alcuni soggetti, arsi dalla rabbia, l’invidia non sia così forte da provocare delle allucinazioni verbali. In ogni caso a questi soggetti consiglio di cambiare la botte del vino nuovo.
La verità invece è che promuovere un territorio non è cosa facile. Un programma Rai lo fa ? In parte si. E’ stato utile ? Si, perchè i dati inconfutabili stanno li a dirci che purtroppo, in questo (e non solo), l’Abruzzo ha clamorosamente fallito. L’attuazione di una strategia promozionale e di comunicazione attraverso i prodotti turistici tematici rappresentativi dell’identità del territorio consente una offerta turistica di qualità integrata e sostenibile. Quindi ben venga un programma Rai. Se una critica va fatta, invece del pollice e la forchetta, è che spenta la Tv manca una strategia di promozione integrata tra comuni ma anche consorzi – ad esempio di albergatori e aziende – per la riqualificazione e rilancio del nostro territorio teramano, che possa tradursi in nuovi e più consistenti flussi turistici.
Dicendo di farlo qualcuno ci ha fatto i soldi e sperperato soldi ma non lo ha fatto. In attesa che la Procura di Teramo dia una guardata agli sperperi effettuati dai “buoni” avrei voluto che, invece delle puttanate, ci si chiedesse tutti insieme cosa rende speciale il nostro territorio? Quali sono i vantaggi per il turista? Si partisse dalle peculiarità distintive del territorio teramano, da quegli elementi tangibili e intangibili che possano costituire il collante del proprio posizionamento, l’individuazione di quelle caratteristiche uniche e connotanti che possano tradursi in un logo, in un claim che faccia da promessa a quello che il territorio offre. Questo sì che rimprovero. Ma certamente non all’Accademia che, con i suoi tanti iscritti fa altro. Invece che il cappello in più o in meno chiederei una analisi del prodotto eno gastronomico per un rilancio turistico su cui puntare: mare, montagna, escursioni, trekking, enogastronomia, cultura, storia, ecc. E il nostro territorio in questo non ha nulla da inventare, tanto è ricco di valori e contenuti. Allora mi aspetto che parlando della scrippella non si vomiti odio ma si racconti la storia del territorio in tutti i suoi aspetti, la passione delle nostre nonne, gli orti antichi, la fatica dei nostri contadini, il sudore di chi si sta affermando in tutto il mondo, i nostri prodotti genuini, i nostri vini che sanno di tradizione e ricerca, i nostri prodotti anche quelli più “nascosti”. Definito così il posizionamento, obiettivi e destinatari e la strategia, l’Accademia se vorrà potrà lavorare per produrre, difendere e diffondere i contenuti che trasmettano passione ed emozione. E potremo farlo tutti insieme. Con amore. Per dispiegare a fondo la nostra anima teramana, l’anima dietro ogni piatto, l’anima dietro ogni profumo, il piacere dietro e dentro ogni scrippella. Per far trapelare emozioni.
Leo Nodari