Il candidato presidente per le prossime elezioni regionali, Giovanni Legnini, aprirà il suo comitato elettorale oggi alle ore 11 a Pescara. La discesa in campo di Giovanni Legnini ha rigenerato l’entusiasmo – decisamente assopito - negli elettori di centrosinistra. Secondo molti, e in modo trasversale, il vicepresidente emerito del Csm “è l’uomo giusto per risollevare l’Abruzzo” . Questo è il parere unanime che in queste settimane si è elevato da vasti ambiti democratici e popolari, ma anche dall’elitè culturale della Regione ammutolita dalla prepotenza e arroganza di alcuni personaggi del passato. La lettera di 162 sindaci abruzzesi ha gettato le basi per un supporting cast notevole, reso ancora più evidente dalla presentazione in pompa magna della sua candidatura a Pescara. Ovviamente determinanti saranno le liste. E solo dopo potrò fare una valutazione compiuta sulle possibilità di vittoria. Però già ora si può dire che tra una sconosciuto romano non voluto, scansato da Salvini quasi fosse un ingombro, e una vivace ragazza che sembrerebbe aver perso le primarie e ritenuta inesperta, con liste deboli e forte solo di un simbolo nazionale, quella di Giovanni Legnini sembra una candidatura forte.
Una candidatura, forse l’unica possibile, per andare “oltre il Pd” creando una nuova formazione politica, forte nei valori fondanti del centrosinistra, progressista, antipopulista, di stampo europeo, un movimento ampio, autorganizzato democraticamente, fortemente partecipato, che sappia parlare ai giovani, ai ceti meno abbienti e alla classe media. Una grande forza popolare, innovativa nella composizione, in grado di mettere insieme i valori del cattolicesimo democratico e della dottrina sociale della chiesa con gli ideali del socialismo progressista. Un movimento della società civile dunque, in grado di recuperare quel pezzo di popolo che il Pd ha perso per strada. Non un centro-sinistra nuovo ma qualcosa di molto più ambizioso in cui la società civile fa un passo avanti e ai partiti viene chiesto di appoggiare questo sforzo nuovo.
Prima ancora del “veicolo” nella volontà di Legnini c’è uno schieramento che abbia chiara l’identità politica e la direzione di marcia, per fare i conti e cercare risposte alle sfide che la nostra regione dovrà affrontare, trovando un asse portante che permetta di riannodare il dialogo tra una classe dirigente e la classe media, i ceti meno abbienti e le nuove generazioni, a partire dalla battaglia per la crescita e per il lavoro, tutelando l’ambiente, i nostri parchi, rilanciando con forza il turismo e la cultura.
Non è facile costruire e rendere credibile una proposta nuova, in grado di battere la destra populista, identitaria e regressiva. Innanzitutto richiede la disponibilità di tutti a fare un passo di lato, senza rinunciare a dare il proprio contributo di idee e di azione unitaria.
Non più un leader tuttologo solo al comando, circondato da peones incapaci, chiuso nel castello del comando senza possibilità di confronto, ma ma uno schieramento unito nella pluralità di idee e culture, in grado di affrontare dal basso, e con i soggetti reali, il lungo e non facile percorso per ricostruire una soggettività in grado di battere le tentazioni anti europeiste, e xenofobe, e la rabbia, la prepotenza, il rancore e la paura.
Tutto ciò non è semplice. Eppure è l’unica strada percorribile per una possibile vittoria nelle prossime regionali in Abruzzo. E’ oramai chiaro che un nuovo centrosinistra dovrà fare a meno del personalismo e pensare a un collettivo o una leadership unitaria fondata su valori che hanno le radici nella storia, ma che guardino al mondo di oggi, alle sue nuove povertà, diseguaglianze, paura e insicurezza di massa. Se gli operai votano Lega e non più la sinistra, ci sarà un motivo. Se una grande massa di giovani votano i 5S non è solo un problema di comunicazione. Riprendere il filo storico interrotto non significa solo cambiare un nome, un simbolo o una persona, ma cambiarne la politica e la cultura generale della sua classe dirigente, oggi sempre più simile ad una casta impegnata a difendere solo il suo ruolo, la sua sedia, più che a risolvere i problemi degli sfruttati vecchi e nuovi. Giovanni Legnini ci riuscirà ? Questa è la domanda a cui l’umile ruggito proverà a rispondere in questo mese che ci divide dal voto. Dando spazio a tutti, ovviamente secondo le mie ininfluenti convinzioni.
Leo Nodari
PS Per la richiesta di censura di un articolo, in tutto o in parte, soppressione della rubrica, del conduttore, di entrambi, sarà a breve predisposto su “Certastampa” un modello pre compilato che basterà riempire.