A Teramo, in Abruzzo come in Italia in questi anni, per tanti anni, è mancata la politica. E’ mancata la cultura della partecipazione, della democrazia, del civile dibattito, del commento costruttivo, dell’esporre senza violentare, del ragionare, del costruire. Per questo posso scrivere ciò che voglio. Tanto chi legge non legge. O peggio, legge ciò che vuole leggere, a prescindere. Vede una foto e pensa di aver capito tutto, ancor prima di aver letto il primo rigo. Su questo fanno leva i comunicatori del governo giallo-verde, cioè la somma di populismo, destra estrema, pulsioni regressive e di quell’imbarbarimento del tessuto civile che viene da lontano. Mettici una sinistra elitaria, antipatica, smidollata, incapace di lottare per dei valori, e il gioco è fatto. Non è un caso se l’Italia è l’unica democrazia senza un partito della sinistra. “There is no alternative” non è più solo uno slogan dei conservatori. È qualcosa che entrato nelle fibre della società tutta intera. Nessuno pensa più che sia davvero possibile una realtà diversa, migliore, più partecipata, più qualificata, più competitiva, più libera e più uguale.
Ieri ho provato a dire che negli ultimi dieci anni il mondo è cambiato in peggio. Che le ingiustizie sono esplose. Le ineguaglianze anche di più. Nuove e vecchie povertà ci assediano. Odio, rabbia, intolleranza si manifestano in mille forme e situazioni. Ho provato a denunciare – buon ultimo – che una nuvola nera va addensandosi sulla società anche dei piccoli centri, e sulle istituzioni anche nelle piccole Regioni. Egoismo, cattiveria, ignoranza, brutalità riemergono dai cupi anfratti in cui, con il loro bagaglio di intimidazioni e discriminazioni, erano state a forza ricacciate dalle lotte popolari. Questa nuvola nera si nutre dell’abbandono dei valori fondanti di libertà, fraternità ed uguaglianza, e di progresso civile e sociale, che di quelle lotte erano stati il seme, il cuore e la forza propulsiva e alle quali la Costituzione repubblicana, e l’avvento con essa dell’età dei diritti, avevano dischiuso la porta. Ridà corpo agli spettri del revanscismo, del razzismo, del disprezzo del diverso.
Ma come recita il famoso proverbio “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”. Certo non sono io il saggio, anzi, ma resto sconvolto. Chi ci ha letto un editto anti lega, chi un proclama contro Salvini, qualcuno una provocazione, addirittura una manovra studiata e pre costituita, chi questo chi quello, qualcuno bene qualcuno male. Qualche offesa, qualche lode. Ma uno che avesse commentato nel merito. E’ vero, non è vero, perché si, perché no. Tanti lettori ma solo apparenti. Semplicemente perché tra i tanti mali c’è quello di leggere pre venuti. Con pre giudizio. E così per ogni cosa. Chissà nella foto di Celentano cosa ci leggeranno i severi censori ?
Tutto ciò a me sembra terribile. Perché significa che la democrazia è entrata in crisi e indebolita sia nella sua capacità di rappresentanza che come valore universale. Quando si parla di fenomeni come il populismo, l’antipolitica, la demagogia, la crisi economica, si deve aver presente questo quadro.
È mancata la politica. La cultura della partecipazione, della democrazia. La sinistra ha perso l’anima. L’ha voluta perdere. Ha teorizzato questa perdita. Straparlando di laicità e di fine delle ideologie, disprezzando strumenti come l’analisi accurata della società e dei conflitti, il tessuto delle sezioni e dei circoli, il voto, la trasparenza dei gruppi dirigenti. Ognuno ha pensato per se.
Come lamentarsi poi se aumenta l’astensionismo, se la gente vota 5 Stelle, se preferisce la destra o i populisti? C’è un nesso di causa-effetto fra quelle scelte e questi risultati. Nulla è fatale, si tratta di fenomeni politici, che rimandano alla responsabilità diretta di intere generazioni di dirigenti e parlamentari. Se vince le elezioni un ignorante con Salvini, se prendono voti degli improvvisati con i 5S, brava gente per carità, attenti a non far aderire persone di qualità per evitare concorrenza, personcelle buone cui non affidereste la gestione del condominio al mare d’inverno, la colpa è di un mondo cattolico sudaticcio, senza l’autorità e la forza del mandato, che bacia le mani da sempre al potere in cambio di 4 ceci lessi, così come per anni si è schierata a fianco della mafia. E di una sinistra che si vergogna di essere se stessa.
Che fare dunque in queste prossime elezioni regionali? È necessaria un’operazione chiarezza. Ognuno secondo le proprie idee. Se c’è da pagare dei prezzi il momento è questo, perché ne va del nostro futuro. Dal mio punto di vista cominciamo a dare forza e fiducia alle persone della società civile si sono schierate per un rinnovamento politico dell’Abruzzo che io individuo nella persona di Giovanni Legnini.
Mi appello a tutti coloro che ritengono necessario un nuovo soggetto. Non un generico “nuovo soggetto politico”, non un “campo largo”, un “campo progressista” , che abbia nella Costituzione i suoi riferimenti. Una Rete della giustizia, dell’eguaglianza, della libertà, della pace, del socialismo. Una Rete, un luogo per quelli che continuano a sognare, anche se qualche sogno è andato in frantumi. La speranza sta nella forza di saper cambiare strada senza cambiare percorso, senza timore e anche senza perdere la faccia. La speranza sta nell’assumersi sempre le responsabilità dateci. Nel nostro continuare a interrogarci, a guardarci dentro e a guardarci attorno continuando a sperare.
Leo Nodari